Non se n’è praticamente parlato nella politica che conta, in questa settimana, del “caso” Argelato, ovvero lo scoop de “La Verità” sul paese in provincia di Bologna dove vi sarebbero stati dei brogli durante le ultime Primarie del Pd che elessero Nicola Zingaretti Segretario nazionale, a discapito di Maurizio Martina e Roberto Giachetti. In questo focus spiegammo nel dettaglio quali fossero le presunte firme false che produssero irregolarità nelle liste del Comune di 10 mila abitanti in Emilia Romagna, ora però è lo stesso quotidiano diretto da Maurizio Belpietro ad aggiungere un altro “carico” sull’inchiesta finora solo giornalistica.



Tutti i protagonisti della vicenda poco chiara sul Pd bolognese – al conteggio finale vi sono 120 schede artefatte, firmate da alcune dirigenti Pd locali – ovvero il coordinatore della segrete- ria provinciale bolognese, Matteo Meogrossi, il sindaco di Argelato, Claudia Muzic, e i segretari dei due circoli locali hanno dichiarato che non vi è stata alcuna irregolarità e che l’attacco de “La Verità” si fonda su testimonianze non attendibili. Lo stesso Enrico Letta ha bollato la vicenda come, «Mi sembrano vicende sulle quali si sta montando un caso ad arte. Nulla di più anche perché a dirla tutta parliamo di questioni oramai passate».



IL PD BOLOGNESE E LA “MACCHIA” A RIDOSSO DELLE AMMINISTRATIVE

In realtà la potenziale “bomba” politica potrebbe pesare non poco in vista delle Amministrative a Bologna e in tutta Italia del prossimo 3-4 ottobre, specie se le indagini finora solo giornalistiche dovessero prendere una strada giudiziaria. Al di là delle registrazioni che al momento vi sarebbero e che metterebbero in forte imbarazzo alcuni dirigenti di Argelato per il presunto “accordo” sulle firme false, ora a parlare pubblicamente è anche Maddalena D’Avino, ex consigliera e militane Pd dal 204 a 2019 sempre ad Argelato: su Facebook ha scritto, «La merda è venuta a galla dopo tre anni! Peccato che finirà come è iniziata e finita: a tarallucci e vino». Il post è stato poi cancellato dopo qualche minuto ma resta una possibile “prova” che quantomeno non tutto quello avvenuto in quale Primarie del 3 marzo 2019 sia trasparente e chiarificato. Conclude durissimo il pezzo di Francesco Borgonovo oggi su “La Verità”: «Ci sono fonti che parlano di registrazioni, ci sono ex consiglieri che si compiacciono perché il malaffare è finalmente emerso. Serve altro? Chiaramente no. Se i responsabili del Pd potessero smentire, avrebbero già provveduto a farlo, ma non ne sono in grado dunque non possono fare altro che tacere sperando che passi la buriana».

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