NEW YORK — Il Senato ha votato l’assoluzione del Presidente, che non è più sotto procedura di impeachment per abuso di potere; ma stiamo ancora aspettando i risultati delle primarie democratiche in Iowa dove se avessero raccolto le preferenze elettorali su dei pezzetti di carta igienica avremmo già fatto; siamo reduci da un discorso sullo Stato dell’Unione che è cominciato con il rifiuto di Trump a stringere la mano di Nancy Pelosi – leader dell’opposizione – e si è concluso con la suddetta Pelosi che straccia il testo del suddetto discorso. Siamo l’America o lo stato libero di Bananas?



Secondo Trump, parole sue dell’altra sera, l’America non è mai stata così “grande”: crescita economica esplosiva, borsa che viaggia forte, tasso di occupazione mai visto (di bianchi, neri, ispanici, gialli e tutte le minoranze possibili), campagne vittoriose rispetto a dazi e accordi commerciali internazionali, crimine ai minimi storici. Per non dire di tutto il bene che l’Amministrazione ha fatto in questi tre anni, rilanciando le forze armate, assistendo i veterani, riabbracciando l’America dimenticata, e mettendoci dentro anche l’eliminazione di personaggi come Al Baghdadi e Soleimani.



Nello “show” del Discorso sullo Stato dell’Unione c’è stata pure la sorprendente Presidential Medal of Freedom a Rush Limbaugh (conduttore radiofonico estremamente conservatore ed estremamente controverso), il ritorno inatteso del Marine che riabbraccia moglie e figli tra gli applausi commossi di deputati e senatori, la ragazzina di colore che si vede piovere dal cielo una borsa di studio. Per non dire della promessa che sarà a stelle e strisce la prima bandiera piantata su Marte. Beh, almeno lì non ce la dovrebbero bruciare, a meno che saltino fuori dei marziani anti–imperialisti… Anyway, un vero “show”, anzi, un “reality show”.



Certo, Trump racconta l’America che gli pare a lui e come gli pare a lui, ma lo fa col piglio di chi non teme rivali, anzi con la spavalderia di chi non ha rivali. E si ricandida. Sta anche per liberarsi con una scrollata di spalle di quel fallimentare processo di impeachment che i Democratici hanno voluto azzardare. Rimediando l’ennesima figuraccia. Rivali. E quali sarebbero i suoi rivali?

In Iowa, prima tappa nel percorso di nomination del futuro avversario di Donald, i Democratici sono riusciti a dimostrare al Paese di non essere capaci di far funzionare un processo elettorale di poco più di quattro gatti. Legittimo chiedersi cosa mai combinerebbero se fossero alla guida di tutto il Paese. Sono passati due giorni e ancora non sappiamo chi ha vinto… “Sembra” che ce la faccia Buttigieg, il giovane Sindaco di South Bend, con un piccolo margine su Bernie Sanders, il vecchio indomabile socialista libertario. Magari si riprenderanno, ma la Warren e soprattutto Biden escono pesantemente bastonati da questa prima tornata elettorale.

È vero che siamo appena all’inizio, ma se così veramente fosse (e lo sapremo solo quando i Democratici avranno finito di contare tutti i pezzettini di carta…) ci troveremmo un partito che si dibatte tra istanze libertarie (portate avanti da un vecchio) e una qualche ricerca di equilibrio (portata avanti da un giovane). Solo che l’altra metà del Paese non sembra essere particolarmente interessata né a simpatizzare per un regime “socialista” alla Sanders, né a rivedere l’immagine di famiglia, pietra angolare della società, secondo le preferenze di Buttigieg. Tra un po’ scenderà in campo anche Bloomberg che sta cercando di spiegare a suon di milioni che potrebbe far funzionare il Paese come è riuscito a far funzionare New York City. Sarà capace di pescare a destra e a manca o finirà nel fosso che separa due fazioni sempre più lontane e ostili?

Trump se ne frega e procede in pieno delirio di onnipotenza alla ricerca del suo secondo mandato presidenziale. O con me o contro di me. E Trump oggi ha più America dalla sua che contro. Il resto a lui non interessa. E poco conta che gente come Alexandria Ocasio-Cortez e un manipolo di Democratici ieri sera non si siano presentati per protesta contro il Presidente, o che Nancy Pelosi (sempre più simile a Michael Jackson dei giorni peggiori) strappi platealmente il testo di quel discorso stentoreo e teatrale.

Trump oggi come oggi è il più forte e come tale può permettersi di dire e fare quello che gli pare. E lo fa, rassicurandoci però che difenderà sempre le nostre libertà. Libertà di religione, anzitutto, ma anche, secondo il suo vangelo, quella di porto d’armi.