Non ha avuto peli sulla lingua Umberto Gnudi, primario nel pronto soccorso dell’ospedale di Pesaro, che attraverso il suo account Facebook ha detto basta ai no vax. Dopo essere stato in prima linea durante la prima tragica ondata della pandemia da Covid nel marzo dello scorso anno, il primario oggi è sempre più alle prese, nel corso del suo lavoro, con i tanti malati no vax che giunto al pronto soccorso per essere curati. Adesso però, ha deciso di esprimere il suo punto di vista in merito, e lo ha fatto ignorando i numerosi commenti negativi.



Sebbene, abbia ammesso, sui social ha sempre cercato di essere il più delle volte politicamente corretto, di fronte ad un tema simile il medico di Pesaro non riesce più a farlo: “All’ennesimo caso di no vax positivo (anziano con figli no vax, strafottente cinquantenne ‘tanto a me non capita’, trentenne palestrato ‘con questo fisico non ho paura di niente’) che vuol dire più lavoro e più rischio per noi sanitari stremati, ma soprattutto meno risorse e posti letto per tutti gli altri malati, vittime innocenti di cieca stupidità, ho perso la pazienza! Non voglio più avere a che fare con voi!!!”, ha tuonato sul social.



Primario Pronto Soccorso Pesaro contro no vax: l’appello social

Il primario Umberto Gnudi ogni giorno ha a che fare con malati no vax che, chiaramente, cura così come impone il suo lavoro. Questo tuttavia non gli ha impedito di esprimere la sua posizione netta contro coloro che si ostinano a non volersi vaccinare, sebbene questo rappresenti ad oggi l’unica soluzione contro la diffusione dei contagi da Covid e spesso e volentieri contro ricoveri ed ancor peggio morti.

“Siete tra i miei ‘amici’ di Facebook? Vi prego se vi è rimasta una briciola di dignità, cancellatevi. Altrimenti, appena me ne accorgo, lo farò io”, ha proseguito stizzito il medico rivolgendosi direttamente ai suoi contatti. Infine, ha concluso con un post scriptum molto netto ed al tempo stesso eloquente: “Venite in Pronto soccorso malati? Vi curerò, è il mio lavoro, ma senza parlarvi. Sappiate che vi disprezzo. Non è questione di libertà di pensiero, ma di rispetto per la comunità. Non ne avete, non ne meritate. Avrete le mie cure al meglio che posso, come sempre. Ma sappiate che mi fate schifo”.