Il Principe Harry ha recentemente confessato di essere stato aiutato dalle droghe, a cominciare dalla ayahuasca di classe A, nel superare alcuni dolorosi momenti della sua vita come la morte di Lady Diana, la mamma scomparsa tragicamente nel 1997. Parole che non sono andate a genio alla famiglia di Jennifer Spencer, una 29enne che si è uccisa nel 2019 dopo aver sofferto di psicosi a causa proprio della stessa droga, presa in occasione di un ritiro yoga in Perù. Parlando con i microfoni del Sun, la signora Fiona Chase, 73enne di Andover nonché zia di Jennifer, ha spiegato: “Non dovrebbe parlare positivamente di questa droga . È irresponsabile perché molte persone lo ammirano. Ha funzionato per lui – ha aggiunto – ma certamente non ha funzionato per Jenny. Come ogni droga, le persone diverse reagiscono in modo diverso”.
E ancora: “Secondo me, bisognerebbe agire per prevenire morti future”. Sulla vicenda si è espresso anche il deputato Nigel Mills, secondo cui “I commenti di Harry sono chiaramente pericolosi. Quello che ha detto è una vergogna. Se hai un medico legale che emette avvertimenti su queste cose, allora non dovremmo avere qualcuno in una posizione di così alto profilo che lo promuova e se ne vanti. Non è affatto un esperto medico. I suoi commenti sono oltraggiosamente stupidi”, si è poi espresso riferendosi al medico curante dello stesso Principe Harry, la controversa figura del dottor Gabor Maté.
PRINCIPE HARRY E LE SUE PAROLE SULLE DROGHE PSICHEDELICHE
Una fonte medica ha aggiunto: “I commenti del Principe Harry sono molto preoccupanti. I giovani potrebbero vederlo come una stagione aperta. I pericoli sono chiari”.
Ma cosa aveva detto di preciso il Principe Harry? “La marijuana mi ha davvero aiutato a superare alcuni momenti difficili della mia vita”, dialogo trasmesso negli Stati Uniti nelle scorse ore e divenuto in breve tempo virale. Ha poi parlato della “medicina psichedelica” affermando che lo avrebbe aiutato a “affrontare i traumi e i dolori del passato”. Infine, sulla cocaina “non è stato niente per me. Era più una scelta sociale. La marijuana è diversa, mi ha davvero aiutato”.