In queste ore sta facendo molto parlare di sé l’audizione della commissione Covid del parlamento europeo, dove Janine Small, una delle dirigenti della casa farmaceutica Pfizer, ha risposto di “No” alla domanda posta da Rob Roos, membro della destra conservatrice europea, JA21. Roos ha chiesto alla Small “il vaccino anti Covid di Pfizer è stato testato per capire se fosse in grado di fermare la trasmissione del virus prima di essere messo sul mercato?”.



La risposta di Janine Small è stata chiara e precisa, esattamente come richiesto da Roos, che però ha subito postato il video sui social, affermando stupefatto che “nessuno ha mai testato se il vaccino Pfizer fosse in grado di prevenire la trasmissione del virus” e sottolineando che “il solo scopo del greenpass era costringere le persone a vaccinarsi“. Il video è diventato virale il pochissimi minuti, attirando da un lato le ire di chi crede nei vaccini e nella corretta opera di Pfizer, e dall’altro l’approvazione dei no vax di tutta europa. Ma cerchiamo di capire perché Janine Small abbia dato quella risposta.



Pfizer ha mentito sui vaccini?

Per comprendere le ragioni della risposta di Janine Small, una delle dirigenti di Pfizer, in merito al vaccino per il covid, secondo Il Domani, bisogna fare un passo indietro fino all’esplosione della pandemia. Fino a gennaio 2020 il covid risultava essere un grosso problema per le società di tutto il mondo, ma grazie a Pfizer (tra gli altri, ovviamente) si è riusciti ad avere una risposta farmacologica rapidissima. Nell’iter classico di approvazione di un farmaco, in particolar modo i vaccini, dopo una prima fase di test in cultura cellulare, si passa alla sperimentazione animale ed, infine, alla sperimentazione sugli umani. In condizioni normali sono passaggi molto lunghi, in particolare l’ultimo che può durare anche per anni, partendo prima da un pool di individui ristretto ed aumentandolo man mano. Eppure l’emergenza Coronavirus ha costretto Ema ed Fda a prendere una decisione rapida: autorizzare in via emergenziale il trial clinico in regime di rolling review (ovvero con le revisione dei dati raccolti dalla sperimentazione durante la sperimentazione stessa, a differenza del regime normale in cui i dati vengono raccolti su campioni ridotti ed analizzati dopo la raccolta completa, prima dell’approvazione).



Perché Pfizer non ha testato la trasmissione?

Capito questo primo passaggio sarà, forse, più semplice capire perché la portavoce dell’AD di Pfizer, in sede dell’audizione europea, abbia negato di aver fatto dei test sulla capacità del vaccino di prevenire la trasmissione. Tuttavia, Il Domani approfondisce ulteriormente la questione. Pfizer ed il mondo stavano agendo in via emergenziale, non c’era il tempo di raccogliere i dati, né di fare test approfonditi, e la questione trasmissione è passata (almeno inizialmente) in secondo piano, concentrando l’attenzione su quanto il nuovo farmaco riuscisse a resistere alla malattia grave.

Da questo punto di vista il lavoro di Pfizer, secondo la testata che fa capo a Carlo de Benedetti, è stato ineccepibile, il vaccino da subito ha dimostrato un’efficacia del 95% e tanto bastò ad Ema ed Fda per approvarne la vendita. Già il 10 dicembre 2020, secondo quanto rivelato da Il Domani, nello studio “Sicurezza ed efficacia del vaccino a Rna di Pfizer contro il covid” pubblicato sul New England Journal of Medicine, si poneva l’accento sul fatto che “non c’è prova che il vaccino prevenga la trasmissione”. A quel punto Pfizer, con un accordo commerciale con Israele, ha avviato un test per stimare la prevenzione alla trasmissione del virus, ottenendo esiti positivi (riportato nello studio “Il vaccino Pfizer a Rna nel contesto di una campagna di vaccinazione di massa su scala nazionale”, pubblicato il 24 febbraio 2021).

Tuttavia, seppur i test siano stati svolti, i risultati sono arrivati più di 1 anno dopo l’inizio della vendita dei vaccini, ed è quindi giustificata la risposta negativa di Janine Small, che seppur abbia affermato che Pfizer non ha svolto studi sulla resistenza alla trasmissione del covid, l’ha fatto perché, concretamente, nessuno gli ha chiesto si svolgere quel tipo di analisi.