Come preannunciato nei confronti dell’Italia verrà aperta una procedura d’infrazione per eccesso di deficit. Ad annunciarlo è stata la Commissione europea, preoccupata per i conti pubblici del nostro Paese. Stiamo parlando di un un rapporto deficit/Prodotto interno lordo rispettivamente del 7,4 per cento e 1,7 per cento alla fine del 2023. La prima sfora, e di tanto, la soglia massima del 3 per cento nel rapporto deficit/Pil, motivo che porta all’avvio delle procedura. Le seconda è invece salva. Sorvegliati speciali insieme all’Italia sono anche Belgio, Francia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia.



Il commento a caldo di Paolo Gentiloni, commissario per l’Economia, è stato comunque rassicurante, sostenendo che la procedura d’infrazione e il successivo piano di rientro che verrà fissato per l’Italia non comporterà un ritorno all’austerità, dopo che gli italiani stanno provando a riprendersi dalla pandemia. Si tratterà semplicemente di portare a termine velocemente gli obiettivi del PNRR, incrementare la competitività e adottare ‘prudenza nel bilancio’.



PROCEDURA D’INFRAZIONE: QUALI SARANNO I PASSI SUCCESSIVI?

A novembre dovrà essere definito con esattezza il piano di rientro per l’Italia. Sembra che si tratterà di un aggiustamento di 12 milioni di euro. L’iter prevede in particolare che la Commissione europea rediga una relazione, con l’Ecofin, cioè il Consiglio Economia e finanza composto dai ministri competenti dei 27 Stati membri, che viene chiamato a formulare un parere. Dopodichè il Consiglio dovrà suggerire delle raccomandazioni a cui lo Stato membro interessato (in questo caso l’Italia) dovrà adeguarsi.



Verranno dati un massimo di 6 mesi entro cui lo Stato dovrà dimostrare di essersi adoperato per iniziare a far rientrare il debito pubblico. Qualora queste dimostrazioni non dovessero arrivare il Consiglio ha a disposizione diverse strade, tra cui invitare la Banca europea per gli investimenti a riconsiderare la politica di prestiti verso lo Stato oppure arrivare anche a infliggere ammende.