Mentre si celebra il processo per la strage al “Bataclan”, avvenuta nel corso della sanguinosa notte degli attacchi terroristi che colpirono Parigi il 13 novembre 2015, in Francia monta la polemica per il modo in cui lo stesso processo viene condotto e anche nel modo in cui viene affrontato il dibattito pubblico. Nelle udienze infatti, secondo quanto spiega “il Giornale”, è stato completamente rimosso il movente religioso che diventa così il grande assente in aula e farebbe diventare quello in corso un processo a dei fantasmi.



Il tema del dibattere, dall’altro lato delle Alpi, è la difficoltà a parlare apertamente di “terrorismo” o nel denunciare la matrice islamica di quei fatti di sangue: infatti dallo stesso Tribunale è trapelata la volontà di non riferirsi direttamente all’Islam o facendo dei riferimenti alle mosche e al ruolo degli imam. Secondo alcuni commentatori che stanno seguendo da vicino il processo sarebbero queste alcune delle “regole” in merito al dibattimento che si sta svolgendo a Parigi: a stabilirle il Presidente di questo tribunale speciale, Jean-Louis Périés, che già lo scorso 2 novembre era stato chiaro in merito al tema e che nel corso dei prossimi mesi porterà a formulare una presumibile condanna nei confronti dei venti soggetti mandati a giudizio.



PROCESSO PER LA STRAGE AL BATACLAN, “IN AULA PER ORA NIENTE RIFERIMENTI A ISLAM E MOSCHEE”

Quello che si denuncia è la ricerca di un linguaggio un po’ troppo “eufemizzante” sulla materia, cosa che quindi al momento ha rimosso la tematica del movente di stampo religioso. A denunciarlo sono stati anche alcuni famigliari delle vittime che alla stampa transalpina hanno raccontato di come alcuni degli imputati si definiscano alla stregua di semplici “sbandati” e non dei veri terroristi. “Noi vogliamo sapere cosa li ha resi degli assassini” chiedono a gran voce, reclamando l’introduzione anche del movente religioso da subito nel processo. Pare che siano considerati fuori luogo anche i riferimenti alle moschee e questo, unito alle dichiarazioni rese da Salah Abdeslam nelle udienze, ha mandato su tutte le furie i parenti delle stesse vittime.



Qualcuno, a proposito delle udienze di Abdeslam, uno dei principali imputati, la stampa d’Oltralpe non ha esitato a parlare di veri e propri “show” che secondo alcuni non renderebbero giustizia a chi è morto quella notte e nemmeno ai racconti dei vari superstiti della strage perpetrata al “Bataclan”. La replica è stata che in questa fase si starebbe unicamente cercando di tracciare i profili criminali degli imputati e il loro background, mentre le motivazioni legate alla religione e alla radicalizzazione di alcuni di loro sarà introdotta nel processo solamente da gennaio. Udienze che dunque mirerebbero al momento a indagare solo sulle loro personalità e che rischiano però di creare dei “personaggi” agli occhi dell’opinione pubblica, tanto che ad esempio lo stesso Salah ha posto l’accento più su aspetti idilliaci della sua infanzia senza però fare riferimento per ora al suo avvicinamento alla causa di Daesh. “Vogliamo sapere anche il resto” chiedono le famiglie delle vittime: in attesa del verdetto, formulato entro il 24 o 25 maggio 2022, le polemiche aumentano.