Bufera in Rete su “Un giorno in Pretura” per la puntata dedicata all’omicidio di Marco Vannini, avvenuto a Ladispoli il 17 maggio 2015. Il modo in cui la trasmissione di Rai3 ha affrontato il caso ha scatenato numerose polemiche. A dir la verità erano cominciate già giorni prima della messa in onda, quando la conduttrice Roberta Petrelluzzi aveva scritto un post rivolto a Martina Ciontoli, fidanzata di Marco Vannini. Dopo le polemiche per il post, sono arrivate quelle per la puntata, durante la quale la vicenda, secondo molti, viene racconta esprimendo troppa vicinanza nei confronti della famiglia Ciontoli. Sono tanti i commenti in Rete e le proteste: «Difendete gli assassini». In un passaggio della puntata la stessa Petrelluzzi ha dichiarato: «Noi crediamo però che solo le vittime, spinte dalla propria disperazione, hanno il diritto alla protesta, anche a quella più rumorosa. Crediamo anche che il troppo clamore spinge tutti a radicalizzare il proprio convincimento e non contribuisce a fare giustizia». Ma queste parole anziché placare gli animi, hanno innescato ulteriori proteste. (agg. di Silvana Palazzo)
ANTONIO, VOLTO SCOPERTO A GIORNO IN PRETURA
Ieri sera, in occasione della prima puntata della nuova stagione di Un giorno in pretura, è andato in scena il processo ai Ciontoli per l’omicidio di Marco Vannini. Dopo lo stato Facebook pubblicato sulla pagina ufficiale della trasmissione di Raitre a firma della giornalista Roberta Petrelluzzi, nel quale quest’ultima rivolgeva un messaggio di solidarietà a Martina Ciontoli, si sono scatenate le polemiche e le critiche sul gruppo “Giustizia a verità per Marco Vannini”. Qui nelle passate ore non sono mancati i post di numerosi utenti che annunciavano l’intenzione di boicottare la trasmissione, chiaramente dalla parte dei Ciontoli. Ad esprimersi nella tarda serata di ieri è stato anche Alessandro Carlini, cugino della giovane vittima e sempre in prima fila, durante ogni udienza dei due processi a carico dei Ciontoli, nel tentativo di dare giustizia al ragazzo morto a soli 20 anni. “Fate attenzione”, annuncia Alessandro nel gruppo Facebook di cui è amministratore. “Vi siete chiesti perché da quattro anni tutte le trasmissioni televisive non hanno avuto il consenso di far vedere Antonio Ciontoli in viso senza oscurarlo mentre questa sera la trasmissione IL GIORNO IN PRETURA ha avuto il consenso di farlo vedere?”, si domanda il giovane. “Vi siete chiesti perché questa trasmissione ha rapporti continui con i loro legali (ma non con i nostri) così come ci hanno confermato loro stessi? “, prosegue il cugino di Marco, per poi lanciare un’accusa ben precisa su cosa è stato trasmesso nel corso del programma di Rai3: “Sono state mandate in onda solo le parti che gli facevano più comodo per cercare di giustificare i Ciontoli. Mi fa schifo”, ha chiosato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
OMICIDIO MARCO VANNINI, PROCESSO CIONTOLI A UN GIORNO IN PRETURA
Sarà il processo per l’omicidio di Marco Vannini ad aprire il nuovo ciclo di appuntamenti del programma Un giorno in pretura, in onda domenica 28 aprile in prima serata su Raitre. Al centro della trasmissione, il discusso caso Ciontoli. Tutto ha inizio il 17 maggio 2015 quando nella ormai famigerata villetta in via De Gasperi a Ladispoli, il giovane Marco, bagnino 20enne di Cerveteri, fu ferito a morte da un proiettile esploso dalla pistola di Antonio Ciontoli, sottoufficiale della Marina militare distaccato ai Servizi Segreti, nonché padre di Martina, l’allora fidanzata della vittima. I soccorsi furono allertati solo diverse ore dopo lo sparo e quello che accadde negli attimi tragici resta un buco nero, con qualche sprazzo di verità emerso solo dalle telefonate al 118 nelle quali si sentono le urla di Marco ed emergono le prime bugie poi portate a processo, da parte dei Ciontoli, in particolare del capofamiglia che in un primo momento omise le cause del ferimento parlando di un “buchino sul braccio con un pettine”. In realtà si trattava di un’ogiva nella carne di Marco che ne provocò il decesso per dissanguamento nel corso della notte. Per l’accusa, dopo lo sparo ci fu un inaudito ritardo “consapevole” e colpevole nei soccorsi tale da far aggravare il giovane Vannini che sarebbe poi morto diverse ore dopo.
IL PROCESSO A CARICO DEI CIONTOLI
Tutti i presenti la sera del ferimento mortale di Marco Vannini nella villa di Ladispoli, furono portati a processo, celebrato davanti alla Corte d’Assise di Roma, presieduta dalla dott.ssa Anna Argento. Oltre ad Antonio Ciontoli, autoaccusatosi di aver fatto partire il colpo di pistola, anche la moglie Marina Pezzillo e i due figli, Martina e Federico. A processo anche Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli accusata di omissione di soccorso. omicidio colposo. Nel corso del procedimento si è tentato di dare risposta ad alcuni dei dubbi più importanti: come mai i Ciontoli non allertarono subito i soccorsi? Marco si sarebbe potuto salvare? Al termine del primo grado, caratterizzato dal dolore e dall’emozione dei familiari della vittima, il capofamiglia fu condannato a 14 anni per omicidio volontario, i figli e la moglie a tre anni per omicidio colposo mentre la Giorgini fu assolta dalle accuse. Il 29 gennaio 2019 è giunta anche la seconda sentenza emessa dai giudici della Corte d’Assise d’appello di Roma a carico dei Ciontoli. Dopo una camera di consiglio lampo, giunse il verdetto che condannò ad appena 5 anni il capofamiglia per omicidio colposo, confermando la sentenza di primo grado per gli altri familiari in quanto “difettavano della piena conoscenza delle circostanze” che poi portarono alla morte del giovane Marco. Il pg nelle settimane precedenti aveva chiesto 14 anni per tutti i componenti dei Ciontoli. Il verdetto è stato aspramente criticato al punto da aver fatto scendere in campo anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e quello della Difesa, Elisabetta Trenta. La Procura Generale di Roma ha chiesto l’annullamento della sentenza d’appello. Ora spetterà alla Cassazione decidere se accogliere il ricorso e disporre un nuovo processo per fare luce sulla vicenda.
ROBERTA PETRELLUZZI, DIFESA PUBBLICA A MARTINA CIONTOLI
In occasione della puntata di Un giorno in pretura dedicata al processo a carico dei Ciontoli per l’omicidio di Marco Vannini, la conduttrice Roberta Petrelluzzi si è resa l’autrice di un post su Facebook diretto all’ex fidanzata della vittima, Martina Ciontoli, prendendo pubblicamente le sue difese. Il riferimento è ad un altro processo parallelo, quello mediatico, a cui si sono sottoposti i membri della famiglia Ciontoli. “Cara Martina Ciontoli, ti vogliamo far sapere che siamo assolutamente in disaccordo con questo accanimento mediatico che, non si capisce perché, vorrebbe la vostra morte civile”, ha esordito la conduttrice. “E’ un segno dei miseri tempi che stiamo vivendo, dove l’odio e il rancore prendono il sopravvento su qualsiasi altro sentimento. Ci auguriamo che il nostro lavoro riesca a riportare la tragedia vissuta (perché tragedia è) alle sue reali dimensioni”, ha aggiunto la Petrelluzzi, scatenando però la naturale reazione degli utenti social. “Cara Roberta Petrelluzzi, la morte civile è brutta. Ma mai quanto la morte vera”, ha replicato un lettore. “I Ciontoli sono essi stessi la causa di questo accanimento mediatico”, si legge ancora tra i commenti. “Scriva anche due righe per i genitori di Marco, Marina e Valerio. Loro si, sono morti con lui”, è stato il sentito appello rivolto alla giornalista Rai.