Ciro Grillo e i tre amiciEdoardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia sono imputati nel processo per stupro di gruppo che si celebra a Tempio Pausania, in Sardegna. Le udienze si svolgono a porte chiuse, ma Il Fatto Quotidiano ha riportato alcuni passaggi dei verbali che documentano la deposizione della presunta vittima e il controesame di uno dei legali della difesa, l’avvocato Antonella Cuccureddu che assiste Corsiglia. Le domande del legale, nell’udienza tenutasi il 13 dicembre scorso, avevano innescato le polemiche perché considerate una sorta di accanimento contro la ragazza che ha denunciato la violenza, una presunta forma di “vittimizzazione secondaria” da più parti definita come “da Medioevo”. Accuse che l’avvocato del giovane imputato ha respinto con forza, come ricorda lo stesso quotidiano: “Hanno descritto le mie domande come preistoriche e medievali. Sono un avvocato, devo ricostruire un fatto“.
La presunta vittima ha risposto all’interrogatorio fiume sottolineando di essersi sentita in pericolo e il suo racconto drammatico in aula sarebbe stato interrotto da parentesi di pianto e sconforto. In tribunale, la ragazza avrebbe dichiarato di aver tentato il suicidio dopo l’accaduto e ha ripercorso le fasi della serata a Porto Cervo durante la quale si sarebbero consumate le violenze.
Ciro Grillo, a processo il racconto della presunta vittima e il controesame finito nella bufera
La giovane avrebbe raccontato di essere precipitata in un vero e proprio incubo, incapace di reagire davanti alla forza di chi avrebbe abusato di lei nella villa di Grillo in Sardegna. “Mi sono messa sotto le lenzuola e ho sentito qualcuno che entrava nel letto alle mie spalle – avrebbe detto durante la deposizione parlando di Corsiglia, riporta Il Fatto -. Mentre lui abusava di me sentivo le voci degli altri che ridevano (…). Mi sentivo indifesa. Ero comunque mezza nuda, mi vergognavo davanti a questi qua… Poi Francesco mi ha preso da dietro”. Le presunte violenze sarebbero proseguite nella doccia: “Mi teneva la testa contro il muro (…) mi urlava ‘cagna’ (…)“.
Il controesame tenuto dall’avvocato dell’imputato, Antonella Cuccureddu, ha fatto molto discutere ed ecco alcuni passaggi delle domande che il legale avrebbe fatto alla ragazza durante l’udienza del dicembre scorso nell’ambito del processo a carico di Ciro Grillo e dei tre amici genovesi: “Cosa le ha impedito di uscire dal letto?”, “Aveva le gambe aperte o chiuse?”, “Ha sollevato il bacino quando le sono state tolte le mutande?”, “C’è una spiegazione per cui lei non era lubrificata?”, “Le sue labbra erano serrate sul pene di lui?”, “Ha capito che poteva morderlo?”. L’avvocato ha respinto le accuse di aver posto domande “da Medioevo” alla giovane, con il rischio di esporla a una forma di vittimizzazione secondaria, e avrebbe dichiarato di trovarsi di fronte ad una “campagna stampa ostile”.