PROCESSO COVID, ECCO LA DEPOSIZIONE DI GIUSEPPE CONTE

Conte “riacquista” la memoria, Speranza scarica le colpe sul microbiologo e virologo Andrea Crisanti: così si potrebbe riassumere la giornata di audizioni avvenute ieri a Brescia in merito al processo Covid sui primi mesi della pandemia nel 2020. Sentiti dal pm del Tribunale dei Ministri di Brescia, l’ex Premier ed ex Ministro della Salute hanno risposto alle domande in merito alle scelte attuate in quelle durissime settimane con i primi casi di Covid-19 in Italia.



In merito in particolare alla mancata zona rossa posta sui paesini delle Bergamasca – Nembro e Alzano su tutti – il leader M5s ha dato la sua versione, diversamente dagli scorsi mesi dopo a domanda posta dai pm aveva risposto con un “non ricordo”. «Oggi ha commentato la nota informale del pomeriggio del 2 marzo che all’epoca, cioè durante la sit del 12 giugno, non aveva e che non avevano anche i magistrati», ha spiegato l’avvocato Caterina Malavenda dopo l’interrogatorio di ieri rimasto a porte chiuse. Rispetto dunque al “vuoto di memoria” del primo interrogatorio davanti al Tribunale dei Ministri di Roma, questa volta l’accusato Conte ha dato la sua versione dei fatti: «non si è giustificato ma ha spiegato la sua posizione, soffermandosi per esempio in particolare sull’incontro del Comitato tecnico scientifico del 2 marzo», spiega ancora l’avvocato del leader grillino. In quegli appunti vi sarebbe uno scritto del coordinatore Cts Miozzo in merito a una presunta titubanza dell’allora Premier a istituire la zona rossa per i pesanti costi politici, sociali ed economici: Conte difende la sua linea sul Covid e fa sapere dal suo legale, «Il collegio ha ascoltato attentamente – ha concluso Malavenda – Noi ci fidiamo dei giudici e confidiamo che tutto finisca presto e bene».



SPERANZA AL PROCESSO COVID SCARICA LE COLPE SU REPORT CRISANTI

Dopo Conte al processo Covid è stata la volta di Roberto Speranza davanti ai giudici del Tribunale dei Ministri di Brescia: qui, oltre a confermare la linea tenuta lungo tutti i primi mesi della pandemia assieme al Governo di cui faceva parte, l’ex Ministro della Salute “scarica” la responsabilità sottolineando come sia stato sbagliato il report utilizzato dall’accusa per definire le accuse sul Processo Covid. «Il ministro ha affermato la sua totale estraneità agli addebiti», ha spiegato l’avvocato Guido Calvi, «La sua condotta è stata assolutamente rispettosa delle norme. Ha fatto tutto quanto era in suo dovere in modo rigoroso».



In merito al piano pandemico non applicato, i legali di Speranza fanno sapere ai cronisti fuori dall’udienza che «L’intera comunità scientifica aveva dichiarato il piano pandemico esistente inefficace per combattere il Covid-19, a quel punto sono stati presi tutti i provvedimenti, a cominciare dal blocco dei voli dalla Cina  Non dimentichiamo che l’Italia è stata la prima, con gli Stati Uniti e Israele a prenderli. Mi sembra di poter rivendicare un merito del nostro Paese e del ministro». Anche sul piano Speranza “scarica” la colpa e sottolinea di aver «sollecitato una riforma dello stesso, perché sarebbe stato necessario, ma nel frattempo è fatto tutto il possibile per tutelare la salute dei cittadini italiani. L’Organizzazione mondiale della sanità solo il 31 gennaio fece scattare l’indicazione di passare a una fase più avanzata, e il giorno seguente il ministro attuò il provvedimento». Secondo il deputato di Articolo 1 eletto con i voti del Pd, v’è stato «un errore grave da parte del consulente della procura (Andrea Crisanti) che ha indotto i magistrati di Bergamo a seguirlo e a sbagliare, facendo intendere che la raccomandazione del 5 gennaio 2020 dell’Oms fosse vincolante. Ma all’epoca era solo una raccomandazione».