ATTESA PER OGGI L’ULTIMA SENTENZA SUL PROCESSO STEFANO CUCCHI

Dovrebbe arrivare oggi dalla Cassazione la sentenza finale del lungo processo per la morte di Stefano Cucchi: dopo 13 anni dall’omicidio nel Comando Stazione dei Carabinieri Roma Appia, si dovrebbe iscrivere la parola fine all’ignobile sequenza di false prove, depistaggi e copertura della verità sulla morte del giovane architetto romano.



«Quindici gradi di giudizio, più di 150 udienze. È una vicenda estenuante, siamo stremati ma siamo arrivati fin qui e abbiamo fiducia nella verità», ha spiegato l’avvocato di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano e principale responsabile del nuovo processo in cui sono emerse finalmente le reali sequenze dei fatti di quella tragica notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009 (dopo che Cucchi venne fermato per stupefacenti). Nei primi due gradi di giudizio la Corte d’Assise di Roma – il 14 novembre 2019 – e poi la Corte d’Appello il 7 maggio 2021 ha riconosciuto le piene responsabilità per i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, condannati per omicidio preterintenzionale a seguito del pestaggio di Stefano Cucchi (arrestato il 15 ottobre del 2009 e morto sette giorni dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma). 13 anni sono stati dati a Di Bernardo e D’Alessandro, mentre 4 anni per Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti comandante della stazione Appia. Nella sentenza d’Appello era stata confermata la condanna a 2 anni e mezzo per Francesco Tedesco, il carabiniere che durante il processo-bis fu il vero protagonista con le dichiarazioni che rivelarono per la prima volta il pestaggio nella caserma Casilina la notte dell’arresto nel 2009.

GIOVEDÌ ATTESA SENTENZA SU CUCCHI-TER: I DEPISTAGGI

Oggi la decisione finale sul processo per la morte di Cucchi arriverà dalla Quinta Sezione Penale della Suprema Corte: la requisitoria tenuta stamane dal procuratore generale della Cassazione, Tomaso Epidendio, ha richiesto la conferma delle condanne per tutti gli imputati mentre ha presentato nuova richiesta per ulteriore processo di Appello «limitatamente al trattamento sanzionatorio» per Francesco Tedesco.

«La sentenza di appello mostra un dato certo su cui converge una mole impressionante di elementi probatori di vario genere: la circostanza che Cucchi fosse stato pestato (perché questo è l’unico termine compatibile con l’entità delle lesioni refertate) quando si trovava alla stazione dei carabinieri di Roma Casilina dove era stato portato per il fotosegnalamento subito dopo il suo arresto», si legge nella requisotoria del pg di Cassazione. Ancora Epidendio ha sottolineato come quella di Stefano Cucchi quella notte terribile fu una vera e propria «via crucis notturna, portato da una stazione all’altra […] Tutte le persone che entrarono in contatto con lui dopo il pestaggio sono rimaste impressionate dalle condizioni del Cucchi. Si tratta di un gran numero di soggetti tra i quali infermieri, personale delle scorte, detenuti, agenti di guardia. Davvero si può ritenere che questo numero impressionate di soggetti abbia congiurato contro i carabinieri?». Secondo la procura generale, il pestaggio contro Stefano è stato «una punizione corporale di straordinaria gravità, caratterizzata da un’evidente mancanza di proporzione con l’atteggiamento non collaborativo del Cucchi». La sorella della vittima, Ilaria Cucchi, alla vigilia della sentenza chiede che tutte le condanne vengano confermate: «Questa vicenda processuale ha restituito fiducia e speranza a tante persone: spero che questa fiducia non venga delusa». La sentenza della Cassazione in arrivo oggi anticipa di qualche giorno quella prevista per il 7 aprile sul processo per i presunti depistaggi seguiti alla morte di Cucchi: lì sul banco degli imputati si trovano 8 carabinieri, accusati a vario titolo di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. Il pm Musarò ha chiesto condanne che vanno dai 7 anni a un anno e un mese: «C’è stata un’attività di depistaggio ostinata, che a tratti definirei ossessiva. I fatti che siamo chiamati a valutare non sono singole condotte isolate ma un’opera complessa di depistaggi durati anni», aveva detto il procuratore nella requsotiria dello scorso dicembre.