Processo Denis Bergamini: slitta udienza, ecco perché
Non smette di riservare colpi di scena il processo sulla morte di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza il quale sarebbe stato ucciso nel 1989. Stando a quanto riferisce Sky Sport, nelle ultime ore sarebbe accaduto un fatto del tutto singolare: ben tre giudici popolari avrebbero dato forfait poco prima dell’udienza in programma. Sarebbe bastata la presenza di uno solo di loro affinché l’udienza si svolgesse regolarmente ma così non è stato e questo ha portato all’ennesimo rinvio.
Con tre differenti motivazioni, i tre giudici popolari avrebbero annunciato la loro assenza. Nel dettaglio, per motivi di lavoro, per lo stato di salute della madre e per dover badare alla figlia. Tre defezioni che sono comunque bastate a far svuotare l’aula del tribunale di Cosenza, dove tutto era pronto in vista della nuova udienza a carico di Isabella Internò, imputata per concorso in omicidio volontario pluriaggravato. Un appuntamento in aula che già partiva con l’assenza di quattro testimoni tra cui Renzo Castagnini, ex compagno di Denis Bergamini impegnato nei playoff di Lega Pro con il Palermo. Gli altri tre avrebbero mandato delle certificazioni mediche.
Denis Bergamini: il punto sul processo
Un nuovo fatto insolito, in merito al processo sulla morte di Denis Bergamini e che arriva dopo l’ultima udienza, anche questa ricca di colpi di scena, dal momento che il giudice Paola Lucente aveva convocato d’urgenza il pm di allora Ottavio Abate per chiarire alcuni aspetti in riferimento soprattutto al verbale sulle cause della morte di Bergamini. Un processo dunque che continua ad essere caratterizzato da diverse battute di arresto a 33 anni dall’uccisione del calciatore, all’epoca dei fatti appena 27enne.
Sono oltre 200 i testi al momento in lista e che dovrebbero ancora essere sentiti nell’ambito del processo sul caso Denis Bergamini ma la verità sembra essere ancora molto lontana, tra i tanti “non ricordo”, urla e scontri tra le parti. E poi i tanti errori di un’inchiesta, che vengono a galla con prepotenza solo in questi mesi, come il fatto che non fu ritenuta necessaria, inizialmente, l’autopsia sul corpo della vittima dal momento che, ha spiegato il pm Ottavio Abate, la “causa appariva chiara” e non c’era motivo di dubitare della testimonianza resa allora dalla Internò e da altri.