Il secondo grado del processo con rito abbreviato per l’omicidio del parà 26enne Emanuele Scieri, trovato morto il 16 agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa, si è chiuso a Firenze con la conferma dell’assoluzione per uno dei tre ex commilitoni finiti sotto accusa, Andrea Antico. Lo riporta Ansa, secondo cui a processo il pm Luigi Bocciolini aveva chiesto una pena di 17 anni e mezzo.



Sulle posizioni degli altri due imputati, l’ex comandante della Folgore Enrico Celentano e Salvatore Romondia, accusati di favoreggiamento e anche loro assolti in primo grado, l’accusa ha rinunciato all’appello per intervenuta prescrizione. Nel luglio 2023, dopo aver scelto il rito ordinario, in primo grado in Corte d’Assise a Pisa erano stati condannati per omicidio volontario in concorso i due ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara, con pene rispettivamente a 26 e 18 anni di reclusione. La Corte, riporta Il Corriere della Sera, aveva condannato anche il Ministero della Difesa al risarcimento delle parti civili: 200mila euro di provvisionale per la madre di Emanuele Scieri, Isabella Guarino, e 150mila per il fratello Francesco.



Emanuele Scieri, la storia del parà morto in caserma a Pisa

Emanuele Scieri aveva 26 anni all’epoca della morte, avvenuta mentre si trovava nella caserma Gamerra di Pisa dopo il trasferimento dalla Sicilia. Il corpo senza vita del paracadutista di leva fu trovato il 16 agosto 1999, tre giorni dopo l’ultima telefonata alla famiglia, nascosto all’esterno nei pressi della torre per l’asciugatura dei paracadute. La stessa che, secondo quanto emerso, per l’accusa sarebbe stata centrale nella dinamica dei fatti: come riporta Il Corriere della Sera, proprio la sera del 13 agosto Panella e Zabara avrebbero costretto Emanuele Scieri a salirvi, lo avrebbero fatto cadere causandone il decesso e poi avrebbero occultato il cadavere.



Sul corpo di Emanuele Scieri segni di percosse e ferite alle mani che, secondo l’accusa, sarebbero riconducibili all’azione dei due che, obbligando il parà a stare appeso alla struttura, gli avrebbero poi pestato le mani con gli scarponi prima della caduta. A margine della sentenza di primo grado con cui, nel luglio 2023, la Corte d’Assise di Pisa ha condannato i due imputati, questo il commento di Francesco Scieri riportato dall’Ansa: “Noi volevamo la verità. E oggi, quasi 24 anni dopo la morte di mio fratello, è stata scritta una pagina di verità, è un tassello importante se ci saranno altri gradi di giudizio“.