Chiesti 8 anni di reclusione per l’attuale amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, e l’ex ad Paolo Scaroni. Il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, rappresentante l’accusa, ha esplicitato la richiesta di condanna in merito al processo riguardante le presunte mazzette versate da Eni e Shell per acquisire un giacimento offshore in Nigeria, vicenda risalente al 2011. Come riferisce Il Fatto Quotidiano, la procura di Milano ha chiesto anche una sanzione da 900mila euro per ognuna delle due compagnie petrolifere, con l’aggiunta di una confisca del valore di 1.9 miliardi (totale 2.1 miliardi di euro). Un numero non casuale, visto che sarebbe proprio questa la presunta tangente versata ai politici nigeriani, per ottenere i diritti di esplorazione del giacimento di cui sopra, nome in codice Opl245. In totale sono 13 le persone finite a processo, e la pena più alta è stata chiesta all’ex ministro del petrolio nigeriano Dan Etete, 10 anni.



PROCESSO ENI NIGERIA: UNA PRESUNTA MAZZETTA DA 2.1 MILIARDI DI EURO MA L’AZIENDA DEL CANE SMENTISCE

Per i pm vi è l’aggravante della transnazionalità con il riconoscimento delle attenuanti generiche, tranne che per Bisignani ed Etete. Secondo l’accusa, la maggior parte dei soldi sarebbe stata destinata all’ex ministro nigeriano nonché ad altri politici e funzionari del paese africano, grazie alla mediazione di due intermediari, Emeka Obi e Gianfranco Falcioni, ritenute due figure chiavi nella vicenda. Durante la requisitoria, durata più di 12 ore, il magistrato De Pasquale ha citato un documento con data 23 settembre 2010, in cui la corruzione, a suo modo di vedere, verrebbe messa nero su bianco, “una somma sulla quale devono essere d’accordo tutti i players. Deve essere accettabile da tutti i players di Abuja, ossia i politici nigeriani”. La Eni ha sempre rimandato al mittente ogni accusa, definendo “inconsistenti” gli argomenti e sostenendo che non era “tenuta a conoscere l’eventuale destinazione dei fondi”. Il concetto è stato ribadito anche nelle ultime ore tramite apposito comunicato: “Eni considera prive di qualsiasi fondamento le richieste di condanna avanzate dal Pubblico ministero nell’ambito del processo Nigeria ai danni della società, dei suoi attuale ed ex Amministratori delegati, e dei manager coinvolti nel procedimento”.

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