Nella terza udienza del processo a carico di quattro 007 egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano ritrovato senza vita nel 2016 in Egitto, tra le testimonianze anche quella del padre Claudio. In aula il ritratto della vittima di parenti e amici e il racconto del genitore che, riporta RaiNews, ha sottolineato come suo figlio sia stato “tradito dal sindacalista (Mohamed Abdallah, ndr) e questo aveva amareggiato la docente della American University del Cairo dove collaborava“. È stata depositata inoltre la registrazione del colloquio del dicembre di quell’anno tra i genitori di Giulio Regeni e la stessa docente, suo contatto nella capitale egiziana.



In aula, le foto dell’adolescenza del ricercatore e il racconto della sua storia dall’adolescenza fino alla partenza all’estero, come ricordato sempre dal padre Claudio Regeni: “Il suo sogno era rendersi indipendente e trovare un lavoro che valorizzasse le sue capacità. La sua grande passione era lo studio: non è mai stato alle dipendenze di autorità italiane, inglesi ed egiziane. Non hai mai neanche collaborato (…). Lui era appassionato di materie umanistiche. Fin da piccolo ha viaggiato con noi intorno al mondo”.



Processo Giulio Regeni: le parole di un’amica in aula

Durante la scorsa udienza in Corte d’Assise a Roma, dove sono imputati i quattro 007 accusati del rapimento, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni, è stata ascoltata anche la testimonianza di un’amica del ricercatore. “L’ultima volta che ci siamo sentiti, il 16 gennaio del 2016 via chat, mi ha detto che in Egitto c’era moltissima repressione politica ed era contento di tornare a Cambridge in primavera“.

La testimone, riporta ancora RaiNews, avrebbe poi riferito di un incontro con Giulio Regeni avvenuto nel Natale 2015: “Ci siamo visti, mi ha raccontato della sua ricerca al Cairo, che stava passando molto tempo con i venditori ambulanti, che teneva un profilo molto basso, che era molto stancante”. Assenti i quattro imputati egiziani. Alla sbarra nel processo per la morte di Giulio Regeni ci sono il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamal e Uhsam Helmi e il maggiore Magdi Ibrahim Abdel Sharif. La procura gli contesta a vario titolo l’omicidio aggravato, il sequestro di persona aggravato e il concorso in lesioni personali aggravate.