La procreazione assistita diventerà parte dei servizi erogati gratuitamente o con pagamento di ticket dal Sistema Sanitario Nazionale. Un provvedimento che entrerà in vigore a partire dal prossimo aprile. L’inserimento delle tecniche di fecondazione nei LEA, i livelli essenziali di assistenza, è nato per garantire a molte più coppie rispetto al passato l’accesso a questo tipo di trattamento, proprio grazie alla maggiore convenienza economica che precedentemente bloccava molti a causa degli elevati costi nei centri specializzati privati, in Italia e all’estero. Tuttavia non sarà una vera rivoluzione, perchè come dimostrano i dati pubblicati dal Sole 24 Ore sulle cliniche e sulle strutture autorizzate dal Ministero che quindi possono effettuare la Pma con ticket sanitario sono ancora poche.
Si tratta infatti di un numero molto basso, che concentra la presenza dei centri soprattutto in: Lombardia, Campania, Emilia Romagna, Toscana e Lazio. Rispettivamente con 12, 7 e 5 strutture pubbliche. Mentre in altre regioni sono pochissimi o addirittura inesistenti. Due terzi dei totali risulterebbero privati e non convenzionati con il SSN, e quindi l’assistenza resta a pagamento.
Procreazione assistita gratuita con SSN, i centri autorizzati sono concentrati solo in poche regioni
Da aprile sarà previsto in Italia l’accesso alla procreazione assistita alle coppie con trattamento gratuito garantito dal SSN. Questo però potrà essere richiesto ed effettuato soltanto nei centri che risultano autorizzati e convenzionati con il Ministero della Salute. Le strutture sono carenti perchè concentrate solo in poche regioni, inoltre non tutte possono offrire le stesse tecniche. La maggior parte dei centri di primo livello infatti può effettuare solo il trattamento più semplice, e cioè quello dell’inseminazione intrauterina con gameti della coppia donati. Delle restanti 202, soltanto il 36% può offrire il servizio pubblico.
I centri privati quindi restano sue terzi del totale e, tra questi, solo l’8,6% è accreditato e convenzionato. Per gli esperti quindi, come sottolinea il Sole 24 Ore, c’è il rischio di assistere a fenomeni di migrazione, soprattutto dal Sud verso il Nord, dove sono maggiormente concentrati i centri pubblici. E questo, come dimostrano i dati pubblicati dal Ministero dopo l’attuazione della legge, contribuirà probabilmente ad un allungamento delle liste d’attesa che potrebbero raggiungere un boom di tempistiche, proprio a causa di una mancata equa distribuzione sul territorio.