DE NICOLO (PROCURATORE TRIESTE) CONTRO IL REFERENDUM N.2: COSA HA DETTO
«Con il Referendum gli arresti per droga cadrebbero del tutto»: a pochi giorni dal voto per i 5 Referendum popolari abrogativi sul tema della Giustizia – domenica 12 giugno, seggi aperti dalle 7 alle 23 assieme alle Elezioni Comunali 2022 – scoppia un’altra polemica sui contenuti dei quesiti presentati da Lega e Radicali.
È in particolare il Referendum n.2, quello sui limiti agli abusi della custodia cautelare (scheda arancione, ndr), ad essere oggetto di forte contestazione da parte del procuratore Capo di Trieste, Antonio De Nicolo: per il magistrato, se dovesse vincere il SÌ al quesito n.2 gli arresti per droga «non si potrebbero più fare. Gli arrestatati dovrebbero essere messi in libertà con tante scuse del popolo italiano: questa è la norma che si intende abrogare». De Nicolo è intervenuto a margine della conferenza stampa sul sequestro di 4,3 tonnellate di cocaina e alle misure cautelari in corso di esecuzione nei confronti di 38 persone. «Le misure cautelari cadrebbero tutte – ha concluso il procuratore di Trieste – reati come il traffico di droga, a prescindere dalle quantità anche mostruose, non vengono eseguiti in violenza alla persona e quindi ricadrebbero nell’alveo abrogativo del referendum».
MAGI-CALDEROLI CONTRO IL PROCURATORE: “FAKE NEWS INAUDITA SUL REFERENDUM”
Immediata e veemente la reazione dei promotori dei Referendum Giustizia, i rappresentanti di Lega e Radicali: per il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, le parole del procuratore De Nicolo sono una «fake news di gravità inaudita».
Per il Presidente di +Europa, Riccardo Magi, occorre un immediato esposto alla ministra Marta Cartabia e al Procuratore generale della Cassazione: «dichiarazioni di inaudita gravità, informazioni false che possono condizionare il libero convincimento dei cittadini italiani sull’espressione del voto». Secondo Magi infatti l’attacco di De Nicolo contro il Referendum “arancione” è falso in quanto il quesito «non eviterebbe affatto il ricorso alla custodia cautelare in casi di reati di criminalità organizzata, tantomeno di traffico internazionale come in questo caso» del sequestro di Trieste.
PERCHÈ NON È COME DICE DE NICOLO, ALMENO NON DEL TUTTO
In conclusione, si può dire che la posizione tenuta dal procuratore capo di Trieste è alla prova dei fatti non veritiero rispetto al caso in questione da lui citato e al testo del Referendum n.2 al voto il prossimo 12 giugno.
Come però spiega benissimo in esclusiva al “Sussidiario” l’avvocato penalista presso il Foto di Milano, Corrado Limentani, «sui limiti alla custodia cautelare serve un Sì che chiede subito una legge». I promotori del Referendum giustizia vogliono abrogare l’ultima parte della norma posta nell’articolo 274 del Codice di Procedura Penale, quella che consente di arrestare in caso di pericolo di reiterazione di reati della stessa specie di quello per cui si sta procedendo. Spiega Limentani: «se vince il Sì, sarà possibile arrestare le persone solo se indagate per fatti gravissimi quali appunto i reati commessi con le armi o con violenza, fatti di terrorismo o delitti di criminalità organizzata (salvo naturalmente sussista una delle altre esigenze cautelari sopra indicate: pericolo di fuga o di inquinamento delle prove). Certo è che sarà molto più difficile emettere un’ordinanza cautelare e gli arresti diminuiranno drasticamente». Secondo l’ex Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Milano, la vittoria del SÌ determinerebbe un vuoto normativo da colmare al più presto (magari già con la riforma Cartabia in discussione al Senato?, ndr): «Diverrebbe infatti impossibile procedere all’arresto di soggetti autori di reati di una notevole gravità, seppur non caratterizzati dall’appartenenza a gruppi di criminalità organizzata. Non potrà essere arrestato uno spacciatore che vende droga o chi ponga in essere un’estorsione che non sia commessa con l’uso di armi o di mezzi di violenza personale o chi commetta gravi fatti di corruzione». In conclusione, queste parole di Limentani – che rispondono indirettamente alla critica del procuratore di Trieste – fanno ben comprendere come l’ipotesi di appoggiare il SÌ al Referendum n.2 porti con sé la necessità poi di intervenire comunque a livello normativo: «Giusto quindi abrogare questa norma che consente di abusare dell’uso della custodia cautelare, cui si deve ricorrere solo per reati gravi e in casi estremi e che non deve trasformarsi in una sorta di pena scontata in via anticipata rispetto all’accertamento della responsabilità; ma, subito dopo, occorrerà modificare il testo normativo e prevedere la possibilità di arrestare autori seriali di reati gravissimi», conclude Corrado Limentani al “Sussidiario”.