«Mario Draghi dece restare al Governo fino al 2023, è una garanzia per la stabilità dell’Italia»: lo dice nettamente l’ex Premier Romano Prodi, intervistato da Fabio Martini per “La Stampa” a soli 8 giorni dall’inizio del semestre bianco che di fatto impedisce al Presidente della Repubblica di sciogliere le Camere (e andare a Elezioni). L’invito dell’ex Presidente Pd è diretto a mantenere il banchiere a Palazzo Chigi fino al termine della legislatura, dunque non “candidandolo” per il Quirinale nonostante la parola ultima spetti allo stesso Draghi: «bisogna capire cosa fa Mario Draghi, molto dipenderà da quello che lui deciderà come orizzonte per la sua vita». In secondo luogo, sottolinea ancora Prodi, dipenderà anche molto da come i partiti prenderanno una sua eventuale candidatura o non candidatura.
L’importante, per Prodi, è che non si arrivi ad una “rottura” politica del Paese in un momento così delicato come quello attuale, tra emergenza Covid e PNRR: al di là però delle ambizioni di Draghi, l’opzione favorita per l’ex Premier è il permanere dell’ex Bce a Palazzo Chigi sino alla fine della legislatura. «Qualsiasi scossone nei prossimi mesi metterebbe in allarme il sistema internazionale. Dunque una permanenza del Governo sarebbe una garanzia per tutti», osserva ancora Romano Prodi. Di certo un Draghi al Quirinale sarebbe un ruolo di garanzia completa per l’intero Paese, ma con compito e incarico ovviamente diverso e ben meno “operativo”.
IL QUIRINALE E IL FUTURO DI DRAGHI (MA ANCHE DI PRODI)
Viene inevitabilmente chiesto se nel prossimo futuro dello stesso Prodi vi sia quel medesimo obiettivo ipotizzato anche per Draghi, essere cioè successore di Mattarella al Quirinale, ma qui l’ex Premier chiarisce «Ma no! Pur non essendo fazioso, mi sono sempre battuto per le mie idee, non le ho mai cambiate e quindi difficilmente posso rappresentare tutto il Paese». Secondo la visione invece del futuro che avrà Draghi, un elemento in più consiglierebbe il permanere dell’attuale Governo secondo Prodi: «conoscendo bene Bruxelles, è possibilissimo che a due certo punto possano interrompersi i finanziamenti sul Recovery Fund». Secondo il leader di ben due Governi di Centrosinistra, le condizioni delle regole europee sono come sempre molto dettagliate e precise, di una precisione «al limite della pignoleria. Sono state scritte perché un domani le risorse possano essere sospese per qualsiasi Paese e quindi anche per l’Italia». Inutile aggiungere come la permanenza di Draghi fungerebbe da ulteriore garanzia e potenza di fuoco nel contrastare l’eventuale “stop” dall’Europa: «occorre il passaggio decisivo, trasformare queste importanti premesse in realtà concrete». Fare le riforme, contrastare l’inflazione, impedire attacchi europei improvvisi: secondo Prodi, nessuno meglio di Draghi in questo momento potrebbe essere garanzia per tutto questo, il che consiglierebbe una non “candidatura” del Premier al Colle.