IL “CASO RUFFINI” E IL “BURATTINAIO” NEL CAMPO LARGO: ROMANO PRODI RESPINGE LE ACCUSE DEL CENTRODESTRA
Forte sudditanza per gli Stati Uniti, l’Unione Europea e la NATO: per questo, secondo Romano Prodi, la Premier Giorgia Meloni avrebbe piena fiducia in Occidente, stimata e valorizzata. In poche parole, la Presidente del Consiglio con la sua “obbedienza” su dossier che scottano, si sarebbe guadagnata la fiducia a livello internazionale che le costerà però una netta dipendenza senza grandi spazi di manovra. Dopo queste accuse rilanciate dall’ex Presidente del Pd, la leader FdI nel suo intervento ad Atreju aveva risposto punto su punto con toni anche molto aspri nei confronti del padre nobile del “campo largo progressista”: oggi dalle colonne del “Corriere della Sera” è lo stesso Prodi a contro-replicare alle parole di Meloni, confermando in pieno la sua tesi di forte critica politica alla Presidente del Consiglio.
Nel colloquio con Massimo Franco, l’ex Presidente dell’Unione Europea allontana ogni ipotesi di “burattinaio”, “deus ex machina” del Centrosinistra futuro: il nome di Ruffini, dimissionario Presidente di Agenzia Entrate, era stato accomunato al “mandante” Prodi come potenziale alternativa al “campo largo” voluto da Elly Schlein. Il retroscena politico che va per la maggiore in area sinistra è quella di un tentativo orientato da Romano Prodi nel costruire una coalizione a trazione centrista-cattolica per evitare di rimanere “appesi” alle ali estreme in AVS (e in parte M5s) e per poter sperare in un voto dell’elettorato più moderato. In questo scenario, Prodi si chiama del tutto fuori con l’intervista al “Corriere”: «Intorno a me non ruota nulla. Non ho un dialogo sistemico con nessuno da molto tempo». L’ex Premier dice di non essere più determinante nel Pd, scrive semplicemente quello che crede e continuerà a farlo, ma nel Centrosinistra non è lui a tirare i dadi: «Non sono il burattinaio di nulla».
PRODI VS MELONI (E RITORNO): “QUESTA DESTRA È PIÙ INSIDIOSA DI BERLUSCONI”
L’unione dell’Ulivo anti-Berlusconi u un successo di Romano Prodi legato però al passato: l’età e i cambiamenti della politica attuale gli fanno escludere ogni suo coinvolgimento, almeno a livello ufficiale, «oggi non è il mio compito». In merito al nome di Ruffini non basta l’essere suo amico e aver scritto alcune prefazione per immaginare il “lancio” di una candidatura futura contro il Centrodestra meloniano: «lo stimo e lo conosco ma se dovessi lanciare tutti quelli a cui ho fatto prefazioni, la lista formerebbe da sola un partito». L’attuale campo largo con Schlein e Conte, secondo Prodi, non sembra avere un futuro a lungo termine, senza accordi seri programmatici: la speranza per l’ex Presidente dem è che con la fine della guerra in Ucraina anche le posizioni anti-NATO dei 5Stelle potranno mitigarsi rientrando nell’alveo di una coalizione più larga che, ricordando esattamente l’Ulivo che fu, copra dal centro cristiano fino alla sinistra ecologista radicale.
Tutto per poter battere questa destra che, a detta di Romano Prodi, è ben più insidiosa e pericolosa del Centrodestra di Berlusconi: oggi Forza Italia rappresenta l’ala moderata, mentre FdI si rifà a «radici estremistiche e verbalmente violente». Al primo Presidente della Commissione Ue non sono piaciute le parole di replica che Meloni ha dedicato a Prodi dal palco di Atreju («Prodi fa improperi isterici, ma tra IRI, Euro e WTO dimostra che di obbedienza se ne intende parecchio»), e nell’intervista a Massimo Franco ribadisce il punto nodale della questione: «Meloni obbedisce a Stati Uniti e Unione Europea, è ubbidiente e quindi è apprezzata». Tanto con Biden quanto con Trump, secondo Romano Prodi la Presidente del Consiglio si ritrova ad accettare le loro condizioni, così come in Europa è avvenuto con Orban prima e ora con Von der Leyen. Al di là di considerare la leader FdI «più insidiosa di Berlusconi», Prodi consiglia al Pd di proseguire sulla costruzione di una coalizione più riformista e meno progressista, dato che Meloni nelle sue reazioni “tradirebbe” il timore che si crei un’alternativa moderata e credibile a questo Centrodestra: «Pd dovrebbe andare avanti su questa strada: ha due anni di tempo prima che si entri in una fase elettorale».