Romano Prodi, sulle colonne de Il Messaggero, ha espresso la sua opinione sulle politiche Green imposte dal Parlamento dell’Ue in merito al futuro delle automobili. “La custodia del pianeta è compito e dovere primario di tutta la società umana. All’inizio di questo secolo, come presidente della Commissione europea, feci il giro del mondo per ottenere la firma del protocollo di Kyoto da un numero di Paesi necessario a rendere vincolanti gli impegni in esso contenuti, nonostante la durissima opposizione degli Stati Uniti e della Cina”, ha premesso.



È anche in virtù di ciò che l’ex Presidente del Consiglio dei ministri ha rivelato di non essere d’accordo con le scelte adottate nelle scorse settimane. “Mi desta una certa sorpresa constatare che, proprio per rendere concreti i nobili obiettivi allora proposti, il Parlamento europeo, nei confronti del futuro dell’automobile, si sia schierato in favore dell’unica scelta produttiva nella quale Cina e Stati Uniti si trovano fortemente in vantaggio rispetto all’Europa”.



Prodi: “Scelte green di Ue penalizzano Italia”. Il tema delle automobili

L’abbandono della produzione di automobili a motore a diesel o a benzine entro il 2035 imposto dall’Ue per dare una svolta Green all’industria, secondo Romano Prodi, non sarebbe altro che una battuta d’arresto all’economia stessa nonché un assist a quelle di Cina Usa. L’Europa, infatti, sta ancora cercando di mettersi alla pari nel campo dei biocarburanti, dell’idrogeno e di altre tecnologie. Inoltre, il passaggio all’elettrico, non sembrerebbe essere così conveniente per il pianeta come è stato annunciato.



“Bisogna considerare la quantità e la qualità di materie prime necessarie a produrre le batterie che costituiscono il motore dell’auto elettrica e l’elevato costo della rottamazione delle batterie stesse”, ha sottolineato l’ex presidente della Commissione europea. Ma non solo. “L’energia necessaria per muovere il loro peso è assai maggiore di quella di un tradizionale motore a combustione interna. Si deve inoltre sommare a tutto questo il costo delle infrastrutture necessarie per la ricarica delle batterie, l’inquinamento provocato dalla produzione dell’energia elettrica e, anche se in via di progressiva soluzione, la limitata autonomia delle auto elettriche e i loro lunghi tempi di ricarica”.