Romano Prodi, ex presidente del Consiglio e della Commissione Europea, è intervenuto recentemente nel programma Mezz’ora in più, in onda su Rai 3, dove ha parlato dei principali fatti di cronaca, partendo dall’elezione di Elly Schlein per il ruolo di Segretaria del Partito Democratico. L’ex presidente vede nella manifestazione antifascista di Firenze, cui erano presenti Conte, Schlein e Landini, “una sorta di studio tattico su come stanno le cose”.
Non ci sarebbe, insomma, secondo Romano Prodi, solo un “primo confronto, ma non c’è ancora alcuna alleanza. Io sono convinto che la Schlein ora debba lavorare al programma del PD, perché solo quando c’è un programma ben preciso uno può fare un’alleanza, che diventa traente, ma se uno parte con l’alleanza quando non ha fatto il suo programma, diventa debole”. Secondo Romano Prodi, comunque, “il PD è cambiato con queste primarie, sarebbe cambiato anche con Bonaccini, ma è cambiato lo stesso. Il voto popolare ha rianimato il partito e (..) credo che la Schlein debba ora confrontarsi con il paese reale, e poi lavorare all’alleanza, che si fa esclusivamente sui programmi, sennò non resistono”.
Romano Prodi e il programma del PD
Secondo Romano Prodi, insomma, si tratterebbe di una nuova pagina politica, tutta da scrivere per mano di Elly Schlein, che tuttavia deve partire dal programma politico, invece che dalle alleanze. “Ci sono alcuni temi in cui bisogna essere radicali, come il salario minimo o la difesa del posto di lavoro“.
Lapidario, Romano Prodi spiega che “non si può continuare in un partito in cui, quando Letta aveva proposto un minimo di imposta di eredità, scoppia una rivoluzione e il partito non lo difende. Su queste temi il partito deve essere preciso e chiaro, ci vuole un po’ di radicalismo. Poi è evidente che Schlein deve aggregare la società, un compito importantissimo se vuole che il centrosinistra prenda la maggioranza del paese”. Per Prodi, il PD dovrebbe, insomma, affrontare “i grossi problemi di ingiustizia collettiva. Bisogna che il senso comune prevalga perché la situazione italiana è identica ai tempi di Manzoni che diceva che il buon senso esiste ancora, ma che sta nascosto per paura del senso comune, ovvero per la paura che la società critichi ciò a cui teniamo tutti. bisogna avere il coraggio di ascoltare la società e non il gruppo stretto”.