«Sì al Mes nella sua ultima formulazione, no assolutamente ad una patrimoniale»: due i punti fermi ribaditi da Romano Prodi, primo Presidente della Commissione Europea ed ex leader del Centrosinistra negli anni del Berlusconismo, nella diretta social organizzata dalla Bologna Business School. La crisi italiana ed europea è già arrivata e il coronavirus non sembra risparmiare nessuno da una “tragedia economica” da qui ai prossimi mesi: come “ripararci”? La ricetta di Prodi è semplice da spiegare ma deve essere adottata con tempistiche rapide, quelle stesse che non si scorgono all’orizzonte prima di tutto in Europa: «Il Mes è uno strumento nato con condizionamenti, era un modo per intervenire nei Paesi in crisi, come dire ti do i soldi ma sei in libertà vigilata. Giustamente l’Italia ha detto basta, questo non lo voglio».



Ora però il quadro sembra cambiare: «nell’ultima riunione si è ottenuto il ‘discondizionamento’, cioè il fondo europeo non è più condizionato. Non capisco più il mio Paese, io sarei per usarlo subito». Secondo Prodi bisogna imbracciare subito il prestito Mes in attesa di novità sul fronte dei bond comuni (eurobond o simili): «è un prestito, ma talmente a basso interesse per cui: primo lo ripaghiamo a lunghissimo tempo, secondo ci costa un miliardo e mezzo in meno all’anno. Beh insomma… a caval donato, non si guarda in bocca», spiega nella diretta Instagram l’ex Premier dell’Ulivo.



ROMANO PRODI “PREVEDE” UNA LUNGA FASE 2

Ok al Mes ma per nulla via libera alla patrimoniale: per Romano Prodi la proposta della Covid-tax fatta dal capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio «C’è un discorso sotto, un desiderio di portare più uguaglianza. Ma, ho fatto un po’ di conti: una roba che rende un miliardo o poco più all’anno e produce tensioni di questo tipo, secondo me, non è neanche immaginabile. Crea tensioni senza nemmeno dare un sollievo concreto». Il problema sono le tempistiche e queste vanno anticipate il più possibile visti i rischi che corriamo a breve: «C’è una parte di economia che si aprirà per ultima, come i servizi, il turismo, la ristorazione. Per l’Italia è una tragedia mortale. Bisogna dare dei soldi, non c’è altro da fare, serve un sostegno. Poi le strutture produttive devono cambiare registro: ogni impresa deve fare un piano per mettere in sicurezza gli addetti, finché non c’è il liberi tutti, e poi procedere».



Chiosa finale alla domanda sul ruolo di Colao nella nuova task force sulla fase 2 voluta dal Governo Conte: «Colao va bene, decidere è il suo mestiere, ma una task force da 17 persone? Boh, io avrei detto 7». Sono persone di alto livello, conclude Prodi, ma possono avere una loro utilità ed efficacia se viene dato loro potere di agire: «Se a Colao – viene dato il potere assoluto di ritenere gli altri un po’ come consulenti e un ruolo di sottosegretario o commissario speciale allora può veramente aiutare, altrimenti può consigliare e anche questo ha una sua funzione. Però noi dobbiamo dare messaggio opposto alla nostra immagine: cioè un Paese che riesce finalmente di nuovo a decidere».