Leggere Romano Prodi alla domenica nel suo ormai tradizionale editoriale sul Messaggero aiuta spesso a guardare con un occhio ancor più “politico” e “informato” ai fatti del momento: e così, risuonano importanti i sostanziali “siluri” lanciati dall’ex Premier di Centrosinistra che pure nei mesi passati aveva sostenuto ‘Giuseppi’ come possibile collante del nuovo Csx anti-Salvini. «Per il Professore questo Governo ‘straccione’ non risponde più all’allarme dei partner Ue»: con questo riassunto “colorito” ma efficace, il collega Giovanni Sallusti oggi su Libero definisce forse meglio di tutti il senso delle parole, comunque sempre in “politichese” pronunciate da Prodi ieri sul Messaggero.



«La crisi italiana sta spaventando l’Europa (vista da Bruxelles la crisi italiana non è soltanto un problema nostro, ma mette a rischio il futuro degli altri Paesi europeì). Per allontanare questa crescente paura dobbiamo urgentemente dare vita a un governo in grado di rispondere positivamente all’allarme dei nostri partner, mettendo in programma i quattro o cinque progetti di riforma indispensabili per unirci alla comune strategia di ripresa»: a scriverlo è l’ex Presidente Pd e Presidente, voce sempre molto ascoltata al Nazareno e pure al Quirinale.



LA VERSIONE DI PRODI

La crisi di Governo non si è risolta e nella settimana forse decisiva per assistere alle dimissioni di Conte (in vista di un possibile nuovo Governo con il medesimo Premier a Palazzo Chigi), i rischi per l’Avvocato del Popolo non sono certo pochi: ecco che Romano Prodi invoca una soluzione netta alla «sciagurata crisi aperta» (frecciata lanciata a Renzi) perché altrimenti le conseguenze in Europa potrebbero essere pesanti. «Come nel caso dell’Euro, il condiviso grande traguardo in grado di aggregare i necessari consensi esiste e si chiama Next Generation Eu. Non è certo un compito impossibile mettere in fila gerarchica i provvedimenti italiani più urgenti e necessari sui quali è concretamente possibile trovare un largo consenso», scrive ancora Prodi nel suo editoriale.



I temi sono quelli della giustizia con i suoi tempi da superare, la riorganizzazione della scuola, riforma fiscale imponente, semplificazioni e digitalizzazione: per il Professore «il nuovo governo deve quindi partire da questi contenuti e costruire attorno ad essi la necessaria aggregazione politica non solo del Parlamento, ma delle forze sociali che, a differenza di altri momenti storici, si sono mantenute singolarmente al margine del processo politico. Nelle circostanze oggi esistenti, un governo può esercitare positivamente il proprio mestiere solo presentandosi di fronte al Parlamento con un progetto semplice, comprensibile e ritenuto necessario per il nostro futuro». Per fare tutto questo però non è possibile assistere a trattative “posticce” a Palazzo Chigi con responsabili-volenterosi che dovrebbero puntellare il Governo: «Non è raccogliendo qualche parlamentare in cerca di sistemazione che si prepara il nostro futuro, ma preparando i provvedimenti necessari per costruirlo – conclude durissimo Prodi – oggi è possibile aggregare attorno ad essi una solida maggioranza parlamentare e non una coalizione di reduci tenuta insieme solo per finire la Legislatura. Penso che sia ancora possibile salvare la legislatura, salvando l’Italia».