Alla fine un accordo tra frugali e mediterranei si troverà al Consiglio Europeo ancora in corso per il quarto giorno consecutivo, ma secondo Romano Prodi il Recovery Fund così come si appresta ad essere incardinato non risolve “magicamente” i grossi problemi ancora presenti. «L’Europa deve prima di tutto darsi regole normali, cioè che si vota a maggioranza. Con l’unanimità, ogni nano fa il gigante e non si gestisce neanche un condominio»: l’ex primo Presidente della Commissione Europea, intervistato dal Gr1 di Rai Radio1 stronca i tentativi dei “frugali” (Olanda, Danimarca, Svezia, Austria e Finlandia) di riportare il Recovery Fund al “veto” della governance nel Consiglio Europeo, contestando la rigidità in un momento straordinario di emergenza come la crisi Covid-19. Il concetto viene poi rimarcato nell’editoriale sul Messaggero sempre da Romano Prodi «Con l’unanimità ogni nano si sente un gigante. Un Paese di poche centinaia di migliaia di abitanti può bloccare il funzionamento di un’istituzione che comprende centinaia di milioni di cittadini», tuona l’ex Premier Pd.



ROMANO PRODI “ITALIA BENE MA…”

Secondo Romano Prodi l’Italia di Conte ha fatto bene a porre le condizioni della massima flessibilità possibile in Europa, ma i risultati ancora potrebbero non arrivare: «l’Italia si è comportata bene, nel senso che, partiti debolissimi 4 mesi fa, si è costruita un’alleanza con Francia e Spagna, un’alleanza è importante per cui la Germania ne ha tenuto conto, ma il veto olandese è stato paralizzante. In Europa le regole non sono fatte per decidere. L’unanimità paralizza ogni decisione e dà a ognuno la capacità di ricatto». In merito al Premier Conte, secondo Prodi dovrebbe insistere per far ridimensionare il ruolo del Consiglio Europeo rispetto a quello primario della Commissione Europea, «se non si supera il voto all’unanimità, l’Unione europea continuerà ad esaurirsi in mediazioni senza fine e perderà per sempre ogni ruolo nella politica mondiale».



L’Olanda vuole costruire un’Europa “mercantile” secondo Prodi e non vuole assolutamente un’unità politica ed economica come invece aspirano i Paesi del Sud (e gli stessi iniziali trattati dei padri fondatori): «Voglio solo ricordare che molti decenni fa, quando in caso di decisioni urgenti da prendere a Bruxelles, non potevano arrivare in tempo le istruzioni del governo italiano, vigeva la cosiddetta legge di Fracassi, cioè di votare contro i Paesi Bassi. Questo perché, nonostante l’istintiva simpatia fra i due popoli, che ancora fortunatamente continua, la concezione italiana dell’Unione europea è radicalmente diversa da quella olandese». Fino alla Brexit era stata l’Inghilterra a rappresentare il ruolo del “poliziotto cattivo” secondo l’ex Premier Pd, ora però Rutte e l’Olanda devono esporsi in prima linea: «di fronte ad una sostanziale alleanza della Commissione europea con Germania, Francia, Italia e Spagna, è obbligata a esporsi direttamente. E continuerà a farlo finché la regola dell’unanimità lo permettere».

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