Previsioni di crescita, con riserva. Si possono riassumere così le evidenze raccolte dall’ultimo Food Outlook della Fao, pubblicazione semestrale che offre stime aggiornate per la produzione, il commercio, l’utilizzo e le scorte dei principali alimenti di base. Il rapporto traccia prospettive di produzione favorevoli per la maggior parte delle categorie, ma sottolinea anche come su queste stime aleggino i possibili effetti di eventi meteorologici estremi, crescenti tensioni geopolitiche e improvvisi cambiamenti politici che “pongono rischi per i sistemi di produzione alimentare globale e potrebbero potenzialmente alterare i delicati equilibri tra domanda e offerta, appannando le prospettive per il commercio e la sicurezza alimentare globale”.



Allo stato delle cose, però, le indicazioni sembrano suggerire complessivamente riscontri incoraggianti. Secondo il report della Fao, infatti, le importazioni alimentari promettono di arrivare a muovere nel 2023 2 trilioni di dollari, circa l’1,8% in più rispetto al 2022. A trainare la crescita, frutta, verdura, bevande e zucchero, a cui va ascritta la parte più consistente di un aumento che – va ricordato – sarà generato soprattutto dai Paesi ad alto e medio-alto reddito.



Già, perché quelli a basso reddito – nota la Fao – faranno invece registrare una contrazione a valore dell’11% nelle importazioni alimentari complessive. E questo non solo in ragione di criticità registrate nei campi. La Fao stima infatti che “i Paesi meno sviluppati, quelli in via di sviluppo importatori netti di cibo e quelli appartenenti alla fascia dell’Africa sub-sahariana” devono fare i conti anche con altri fattori, come “l’indebolimento delle valute, i crescenti livelli di debito e gli elevati costi di trasporto, che stanno ostacolando la loro capacità di accedere ai mercati alimentari internazionali”.



Ma qualche distinguo in merito allo scenario positivo disegnato dalla Fao va indicato se si considerano le diverse merceologie. Cereali secondari e riso vedranno, infatti, i volumi di vendita diminuire nella stagione 2023/24, nella quale però si attende un aumento significativo della produzione di mais, guidato dall’aumento delle piantagioni in Brasile e negli Stati Uniti d’America. E qualche nota dolente arriva anche per oli e grassi vegetali, che saranno protagonisti di un seppur modesto calo dei volumi di vendita, a fronte di produzione e consumi in crescita. E lo stesso vale anche per zucchero, latticini, carne e pesce, tutti destinati a subire una contrazione degli scambi commerciali.

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