Lunedì mattina, prima dell’inizio delle lezioni, all’Istituto professionale Enaip di Varese l’ennesima insegnante è stata vittima di violenza da parte di uno studente di 17 anni, che l’ha ferita alla schiena con tre coltellate. Ricoverata d’urgenza in ospedale, è stata operata con efficacia. Lo studente è ora nel carcere minorile Beccaria. Ignoto il movente. L’accusa, inizialmente di lesioni aggravate, è stata tramutata in tentato omicidio, data la violenza e la gravità dell’accaduto. Il che è una buona notizia, anche se il consiglio alla professoressa è di attrezzarsi di una buona copertura legale, perché non rischia meno del ragazzo.



L’aria che tira nella scuola è questa: dall’inizio dell’anno scolastico le aggressioni a docenti e dirigenti scolastici sono già 27, molte di più dell’anno scorso. Un’escalation esponenziale che non si arresterà, perché il clima è quello di giustificare questi fatti, magari compiuti da giovani psicologicamente instabili: lo studente di Varese ha problemi comportamentali e seguiva corsi personalizzati, e sospettiamo che ciò basterà a farlo uscire di galera. La retorica dell’inclusione a tutti i costi, unita alla protezione maniacale dei genitori e alla pessima reputazione degli insegnanti, colpevoli per l’opinione pubblica di tutti i disagi sociali, porta a giustificare eventi certi, a confonderli e annebbiarli, corredando i fatti con una serie infinita di attenuanti, prima delle quali la minore età.



Accade solo per la scuola, e forse per la sanità. In altri campi nessuno si sognerebbe di mettere in dubbio che tre coltellate sono tre coltellate. Se fino a qualche anno fa, di fronte alla violenza carnale subita da una donna, qualche idiota si poteva permettere di affermare che “lei aveva provocato”, oggi, si spera, non accade più. Invece per gli insegnanti non è così: se le hanno prese, fino a rischiare la pelle, può darsi che in fondo in fondo siano stati ingiusti, poco comprensivi o inclusivi, magari provocatori. Esasperando così i loro poveri studenti, e soprattutto i loro genitori, spesso i primi ad alzare le mani e mandare all’ospedale il prof di turno. Sono certo che questi siano i commenti di molte chat in corso. Basta ricordare che i compagni di scuola dello studente hanno insultato i giornalisti, giunti a fare il loro lavoro davanti alla scuola.



Il consiglio alla docente di prepararsi al peggio viene da numerosi precedenti accaduti da poco. Vediamone un paio. Nel 2022 una professoressa di Rovigo è stata colpita da tre quindicenni con proiettili di gomma alla testa e a un occhio mentre faceva lezione. Un atto premeditato, in accordo con altri che intanto filmavano e diffondevano sui social. La punizione è stata di tipo “rieducativo”, in accordo con la Questura. Cioè un incontro di educazione civica per tutta la classe e la professione del mea culpa della dirigente perché la scuola avrebbe fallito il suo compito educativo. La magistratura avrebbe addirittura chiesto alla docente di ritirare la querela e riconciliarsi con la classe, dove solo uno studente ha chiesto scusa. Speriamo che la prof tenga duro, sarebbe una speranza per tutto il sistema.

Sempre in Lombardia, ad Abbiategrasso, nel maggio scorso, un’altra docente è stata accoltellata da un 16enne, che è stato espulso dalla scuola e bocciato, una decisione finalmente giusta di un consiglio d’istituto comunque non unanime. Anche lui si trova in carcere ma la famiglia pensa al ricorso contro la bocciatura, considerata iniqua perché il figlio “andava bene a scuola”, avendo un’insufficienza, guarda un po’, solo nella materia della prof accoltellata. Qualcuno avrà dunque pensato che se l’è cercata.

Questi ed altri numerosi episodi mostrano la situazione e l’atteggiamento delle parti in causa. Da qui il consiglio spassionato alla collega di Varese di trovarsi un buon avvocato, perché sicuramente presto troveranno il modo di costringerla a difendersi dall’aver ricevuto tre coltellate sulla schiena.

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