La prof assenteista, Cinzia Paolina De Lio, ha deciso, dopo un lungo silenzio, di raccontare (forse finalmente) la sua versione dei fatti tramite due comunicati stampa. La docente di storia e filosofia del liceo Veronesi di Chioggia (Venezia) era finita al centro delle pagine di cronaca in seguito ad alcune accuse, mosse tanto dai suoi studenti quanto dallo stesso istituto per cui lavorava, che lamentavano, da un lato, il suo elevato numero di assenze e, dall’altro, un metodo di insegnamento scorretto.



L’istituto, dunque, aveva segnalato la prof assenteista al Miur che, in seguito ad alcune ispezioni nel 2015 e nel 2016, aveva deciso di sospenderla dall’incarico. Da lì sarebbe partito un lungo iter processuale che, spiega il Corriere della Sera, ha portato la Corte di Cassazione a confermare al Miur la possibilità di destituire la docente. Secondo una certa narrativa sulla vicenda, Cinzia Paolina De Lio, ovvero la prof assenteista, sarebbe stata complessivamente assente per 20 dei 24 anni di cattedra. Il suo silenzio era parso, se non altro, sospetto, mentre ora che è stato rotto si potrebbe fare una nuova luce sulla vicenda.



La versione della prof assenteista

Partendo a spiegare la questione della destituzione, la prof assenteista ha spiegato che “quanto si legge nella sentenza di Cassazione è totalmente non rispondente a verità. Non vi è alcun cenno della parola ‘destituzione’ nella sentenza di primo grado, ma appare per la prima volta dal nulla nella sentenza d’appello, poi pedissequamente riportata in quella di Cassazione”, che dimostrerebbe “l’assenza di qualsivoglia fondamento giuridico procedurale”.

Sulle assenze, invece, la prof assenteista sottolinea che “è una tesi infondata nella realtà, non credibile anche a prima vista e senza conoscere i fatti e gli atti da parte di chiunque sia dotato di pur minimo discernimento ma, soprattutto, è una tesi ‘nuova’ che come tale non avrebbe potuto essere proposta nel ricorso”. Entrambi aspetti che, secondo De Lio, non sarebbero dovuti essere presi in considerazione nel processo, secondo un dinamica tipica del diritto per cui la stessa corte avrebbe in passato rigettato ricorsi davanti ad elementi di novità introdotti in Corte d’appello. Tirando le somme, la prof assenteista sottolinea di essere “vittima dell’introduzione di un tema nuovo in appello“.