Era il 2018 quando il Prof. di sostegno Giovanni Di Presa, ora 65enne, fu travolto da una doppia accusa, per molestie e violenza su alcune studentesse a cui insegnava nella scuola media Paolo Soprani di Castelfidardo. Come riporta Il Resto del Carlino arriva ora la doppia assoluzione per il docente, vittima di una vendetta operata dalla ex allieva, 13enne all’epoca dei fatti, a cui l’insegnante aveva sequestrato il cellulare.
Proprio nel 2018 alcune ragazzine avevano iniziato a diffondere la voce che il prof Di Presa era solito palpeggiare e maltrattare alcune di loro, arrivando perfino a schiaffeggiarle durante le ore di lezione. Da lì per il docente è iniziato l’inferno giudiziario: nel 2020 il rinvio a giudizio e l’instaurazione di un processo terminato in primo grado nell’estate del 2021. In quell’occasione era stato assolto dal reato di violenza sessuale ma condannato per i maltrattamenti nei confronti dell’ormai ex alunna, 13enne all’epoca dei fatti denunciati. La pena: un anno e quattro mesi. La settimana scorsa, a distanza da più di 2 anni, è arrivata anche la seconda assoluzione, mettendo fine al calvario subìto per quasi 6 anni.
DOPO LA VICENDA DI FALSE MOLESTIE E VIOLENZA IL PROF VALUTA LA RICHIESTA DI RISARCIMENTO
“Ho passato un periodo bruttissimo – dice il docente- rincorso da queste accuse infamanti che mi hanno isolato dal resto della società pur avendo la solidarietà di tutti coloro che mi conoscono e che non hanno mai creduto a ciò che mi veniva addebitato”. Ora il professore cerca di voltare pagina: “Non sarà facile per me ritornate ad essere quello che ero, il peso di questo dramma si farà sentire per sempre. Darò incarico al miei legali di verificare la possibilità di essere risarcito del danno subito anche se non sarà mai sufficiente a compensare la sofferenza e le opportunità ormai svanite”.
Tutte le accuse rivolte al professore sono risultate infondate ma fa specie pensare fin dove può essersi spinta la vendetta di una ragazzina, con la complicità delle compagne di classe. Un vero ‘complotto‘ come definito anche dai colleghi dell’insegnante, che però gli è valso anche la sospensione dall’insegnamento durante gli anni di battaglia giudiziaria e la compromissione dell’onore. La verità in ogni caso ora è emersa, nonostante le solite lungaggini che caratterizzano il nostro sistema processuale.