Svolta nello scandalo della prof di Prato: la procura della città toscana ha chiesto 7 anni di carcere per la donna la quale ha avuto un bambino da uno studente minorenne. Chiesti anche due anni al marito che si attribuì mentendo la paternità del bimbo pur sapendo che non era sua. “E’ attesa la sentenza”, commenta Roberta Bruzzone in studio a La Vita in Diretta. “Secondo quello che scrive la procura, si teme che lei potesse reiterare il reato con altri minori, quindi la misura cautelare ruotava su inquinamento probatorio e reiterazione del reato”, ha aggiunto la criminologa ospite della trasmissione di Rai1. “La situazione è gravissima perchè è nato un bambino da questo rapporto sessuale, ennesima vittima di questa vicenda”, ha proseguito. Ora anche il marito rischia il carcere: “Il rischio è di pagarla troppo cara”, dice la Bruzzone. Ovviamente, come ribadito dalla Bruzzone, a farne le spese resteranno a prescindere i tre figli, ovvero i due bambini avuti nel matrimonio e l’ultimo nato dal rapporto con l’allievo minorenne. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PROCESSO PROF PRATO: LE RICHIESTE
Sette anni per la “prof” di Prato, l’infermiera di 30 anni imputata di atti sessuali e violenza sessuale, nei confronti di un 14enne a cui dava ripetizioni private di inglese e dal quale, due anni fa, ha avuto un figlio. Questa la richiesta della Procura di Prato nel processo a carico della donna, che alla sbarra vede anche il marito della professoressa, accusato di falsa intestazione poiché, in un primo momento, aveva dichiarato di essere lui il padre naturale del bambino nato dalla relazione tra la moglie (che con lui ha già un figlio di 3 anni) e il ragazzino. Il test del DNA, invece, avrebbe confermato la paternità biologica del minorenne. Precisazione d’obbligo poiché, come ricorda anche Filippo Facci su Libero, “il marito della donna – va detto – è ancora considerato il padre del bambino”. Questo perché “la legge dà prevalenza all’interesse del minore rispetto alla verità biologica: quindi la paternità rimane sua, per ora, al pari di quella nei confronti dell’altro bambino. Così, se lei fosse incarcerata, rimarrebbero entrambi senza una madre biologica. (…) Il ragazzo sedotto, che ora ha 15 anni, non potrebbe del resto veder riconosciuto il suo ruolo di padre: o meglio, potrebbe farlo giusto dai 15 anni in poi. La terza possibilità è che un curatore speciale (nominato dal tribunale) chieda un disconoscimento di paternità, ma pare tutto molto improbabile, al pari della possibilità che il Tribunale dei minori decida di togliere addirittura alla donna ogni capacità genitoriale”.
PROF DI PRATO, FIGLIO DA STUDENTE 14ENNE: PROCURA CHIEDE 7 ANNI
A denunciare l’infermiera-prof di Prato era stata la mamma del minorenne: la donna aveva notato degli strani comportamenti da parte del figlio. Dalle indagini era emerso che i due avevano iniziato una relazione consensuale durata all’incirca un anno. In seguito il ragazzino avrebbe voluto tirarsi indietro: la prof, però, a quel punto secondo l’accusa avrebbe minacciato di raccontare tutto e successivamente di suicidarsi, esercitando così una forte pressione psicologica sul giovane, tale da configurare il reato di “violenza sessuale” indotta. La battaglia legale si gioca sul filo dei mesi, con l’accusa che ha datato le prime relazioni sessuali a quando lui aveva 13 anni (cosa proibita dalla legge in qualsiasi ogni caso, perché prima dei 14 anni si è privi di «personalità giuridica»). Come ricorda Libero, ci sarebbe stata una seconda fase da 14enne, in cui il ragazzo avrebbe ingravidato la prof, e infine una terza fase con “violenza sessuale”. L’infermiera dal canto suo si difende giurando davanti al giudice: “Ero innamorata di quel ragazzino, ho perso la testa. Ma non l’ho sfiorato sino a quando non ha compiuto 14 anni”. Cosa decideranno i magistrati?