Le ultime parole dell’Ave Maria: “prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte” sono le sole che si possono pronunciare a proposito del malore avuto dalla professoressa Laura Forni in classe ad Albavilla (Como), dei vani tentativi di soccorrerla e della morte all’ospedale insieme alla bambina che portava in grembo.



L’adesso è così provvisorio che basta un nulla per annientarlo, ma è legato a quell’ora definitiva alla quale convergono tutti i momenti dell’esistenza a prescindere dalla consapevolezza che se ne ha, dal comprensibile rifiuto a rifletterci troppo sopra. Ma quando l’adesso è un’aula di scuola con i suoi ragazzi, il banco sul quale si accascia l’insegnante, il via vai dei colleghi e dei soccorritori, gli sforzi inutili dei medici, allora quell’ora assume un peso diverso. È una sposa e una mamma, oltre che un’insegnante a parlare silenziosa di quell’ora.



In questo caso non è se non parzialmente vera l’affermazione di un teologo, secondo il quale moriamo soli; in questa circostanza sono state in due a morire, legate l’una all’altra dallo stesso sangue che si è fermato. E nel dolore, c’è in questa per ora misteriosa vicenda una fiammella di luce ed è la nascosta ma reale comunione della mamma e della bimba che porta in sé.

E così questo doloroso fatto può aiutare a sperare che nel momento della morte anche noi possiamo non essere da soli. Non solo accompagnati dall’impotenza degli uomini a raggiungere quella soglia, ma presi dentro, come un bimbo nel seno materno, dalla vita che dura. Prega per noi nell’ora della nostra morte. Maria è madre, la Chiesa è madre. C’è la comunione dei santi, adesso e nell’ora della nostra morte.