Carlo La Vecchia: “Emergenza covid superata, ora il virus è endemico”
Se ne parla sempre meno, si muore sempre meno e in generale sembra che l’attenzione mediatica e planetaria si sia spostata, e lo conferma anche il professor Carlo La Vecchia: il covid ormai è passato e siamo sempre di più in una condizione endemica. Lo conferma l’OMS, che parla di un 15% di casi in meno nel mondo nell’ultima settimana, ma anche l’istituto Gimbe, che certifica una calo del 23,5% dei positivi.
“Possiamo dire di esserci lasciati alle spalle l’emergenza coronavirus“, sostiene il professor Carlo La Vecchia in un’intervista a Quotidiano Nazionale, anche se avverte che non si riferisce “all’infezione come tale. Il covid c’è ancora, resta contagioso, anche se è meno aggressivo”. “Con questo virus siamo chiamati a convivere“, sostiene l’epidemiologo dell’Università di Milano, facendo eco a tutti i numerosi esperti che da due anni a questa parte sostengono e confermano questa tesi. “Qualche caso ci sarà sempre”, continua, “però stiamo apprezzando una sensibile e progressiva diminuzione delle nuove infezioni”, grazie anche ai vaccini. Ma fa anche un passo indietro il professore, rigettando la definizione di “virus stagionale”, soprattutto perché “Omicron ha già comportato ondate anche fra la primavera e l’estate”.
Carlo La Vecchia sull’andamento futuro del covid
Cercando di disegnare una sorta di previsione sull’andamento futuro del coronavirus, il professor Carlo La Vecchia sostiene che “non possiamo escludere una ripresa dell’infezione nei prossimi mesi”, soprattutto per via di Omicron, “ma sono molto improbabili ondate altamente contagiose e aggressive“. Per ora, però, non è ancora il momento di abbandonare completamente le precauzioni, in particolare per gli over 65.
A loro, secondo Carlo La Vecchia, “va raccomandato di evitare luoghi affollati”, mentre ai loro parenti si potrebbe chiedere di indossare la mascherina mentre li vanno a trovare, “qualora abbiano anche minimi sintomi simil influenzali”. Sulle morti, infine, “si tratta pressoché si parenti anziani”, ma la media dei decessi quest’anno, rispetto al periodo 2010/19, continua a spiegare il professore, avrà “un incremento del 5%”. Mentre sui decessi avverte anche che può essere legato “alle conseguenze del Covid“, come “polmoniti, ma anche infarti, ictus e altre patologie tromboemboliche, senza tacere decessi dettati da residui di ritardi terapeutici”.