A Storie Italiane si tratta il caso del liceo scientifico Antonelli di Novara, dove un professore di storia e filosofia, molto noto nella comunità, è stato interdetto dall’insegnamento per un anno con le gravissime accuse di abusi sessuali sulle studentesse. Il programma di Rai Uno ha cercato di interpellate lo stesso professore di Novara ma questi ha preferito non parlare, dicendo: “No guardi, la cosa è molto complessa, non è il momento di parlare di questo, la ringrazio e basta, si rivolga agli avvocati, parleremo al suo tempo. Mi sento innocente? Arriverderla”.
Sgomento fra i residenti della zona ed in particolare fra i genitori degli alunni del liceo Antonelli: “Una persona per bene, di profonda cultura, molto stimato dai suoi alunni, credo sia prematuro sbilanciarsi”, un’altra aggiunge: “Non sapevamo nulla di queste cose, era un bravo professore, siamo sconvolti”. La polizia ha spiegato: “Le ragazze ci hanno fornito dichiarazioni circonstanziali, parlano di baci sul collo, baci sulla bocca, palpeggiamenti, atteggiamenti non voluti dalle ragazze, fatti che integrano l’accusa di violenza sessuale”.
PROF NOVARA DENUNCIATO PER ABUSI SESSUALI: I FATTI FIN DAL 2013
Il docente, 64 anni, è stato denunciato da alcune ex studentesse per molestie private che sarebbero avvenute durante alcune lezioni private che lo stesso prof proponeva alle ragazze per meglio prepararsi in vista della maturità, e i fatti farebbero riferimento al periodo 2013-2020. Nel dettaglio sarebbero state cinque ex allieve a denunciare il professore, fra cui una minorenne all’epoca dei fatti. Il professore era già stato interdetto per un anno dal Gip su richiesta della procura di Novara “per ripetute violenze sessuali continuate, aggravate dalla qualifica di pubblico ufficiale e dall’aver approfittato dello stato di inferiorità delle vittime”. L’indagine sta proseguendo e bisognerà capire se la situazione del prof di Novara peggiorerà o migliorerà. Fatto sta che le testimonianze sono differenti e la Questura ha fatto sapere: “Alcuni suoi discutibili atteggiamenti pubblici erano tollerati e scambiati per dei “gesti affettuosi” mentre, in realtà, celavano un preciso modus operandi finalizzato a carpire la fiducia delle giovani vittime”.