Il prof pestato a sangue sotto casa ha precisato a “Storie Italiane” di avere affrontato il tema relativo alla sessualità quando, nella consueta girandola di presentazioni che si fanno abitualmente tra un nuovo professore e i suoi studenti, una ragazza ha detto di condividere i valori della comunità LGBT, affermando di sentirsi attratta dalle donne. A quel punto, l’insegnante Morabito ha evidenziato come non ci fosse nulla di male, nulla di sbagliato in quel pensiero, ricordando come gli esempi di omosessualità non manchino in ogni ambito della società, citando anche il corpo docenti e le amministrazioni comunali.
Tuttavia, di fronte a quelle frasi e, soprattutto, alla confessione della giovane allieva, la classe ha cominciato a ridere e a lanciare sfottò alla ragazza, con il professore che si è schierato a sua difesa. “Probabilmente è stato questo l’atteggiamento, l’episodio che alla maggior parte della classe non è andato giù e che ha mosso i genitori a scrivere quella lettera contro di me”, ha concluso il docente.
PROF PESTATO A SANGUE: “CINQUE BALORDI SOTTO CASA”
La vicenda del prof pestato a sangue sotto casa a Casavatore, Enrico Morabito, è stata raccontata a “Storie Italiane”, trasmissione di Rai Uno condotta da Eleonora Daniele e andata in onda nella mattinata di oggi, lunedì 21 febbraio 2022. Il docente, che si è dovuto recare in ospedale per farsi curare dopo le percosse subite, ha dichiarato: “I ragazzi sapevano dove io abitassi, dal momento che risiedo vicino alla scuola. Quella in cui ero supplente è una classe poco scolarizzata, dopo due anni di didattica a distanza, nella quale i giovani dimostrano di avere scarso rispetto verso gli adulti e verso i professori. Ho ricordato loro, a quel punto, che la scuola poteva sospenderli, spostarli di sezione, abbassare i voti. Quindi ho consigliato loro di comportarsi bene“.
Poi, nel pomeriggio di quello stesso giorno, “alle 15.50 mia mamma ha ricevuto una citofonata: erano persone che si spacciavano per amici miei. Io sono sceso perché pensavo fossero i miei alunni. La portineria dello stabile era stranamente vuota e il portone del palazzo era aperto. C’erano cinque balordi, a volto scoperto, senza mascherina. Mi chiedevano se io fossi Enrico, il professore: dopo il mio ‘sì’, sono stati per me attimi di inferno, che mi hanno scosso davvero tanto. Mi hanno bloccato, mi hanno preso per le braccia e per i capelli, sbattendomi la testa contro il palazzo, che fino a venerdì mattina aveva i vetri sporchi del mio sangue”.
PROF PESTATO A SANGUE SOTTO CASA, LETTERA DEI GENITORI AL PRESIDE. IL DOCENTE: “MI VOGLIONO INFANGARE”
Nel prosieguo di “Storie Italiane”, in merito alla vicenda del prof pestato a sangue, la narrazione dell’accaduto è proseguita ancora per bocca di quest’ultimo: “Questi individui mi hanno anche minacciato di non tornare a scuola l’indomani e di non denunciare l’accaduto ai carabinieri, in quanto loro non avrebbero avuto paura delle forze dell’ordine. Io, invece, li ho chiamati subito e li ringrazio, perché mi sono stati e mi sono tuttora molto vicini. Mi hanno fatto capire e mi hanno detto chiaramente che non sono solo. Io non sono arrabbiato con i ragazzi, che sono bambini, sono vittime come me”.
Al preside della scuola presso cui era supplente l’insegnante, è giunta nel frattempo una lettera da parte di un gruppo di genitori, che ha evidenziato come il professore tenesse condotte ambigue in aula, usando parole volgari e parlando di s*sso: “Chiaramente mi vogliono infangare. Il dirigente scolastico non ha ricevuto lamentele nei miei 7 giorni di permanenza in quell’istituto, dunque… Questi genitori hanno anche detto che io scatto foto ai miei studenti, ma dal mio telefonino non è mai stata immortalata alcuna istantanea. Ho un avvocato penalista che mi sta seguendo in questa situazione”.