L’analisi condotta da Emanuele Contu sul caso della professoressa Rosa Maria Dell’Aria sospesa dall’insegnamento è del tutto convincente. Nonostante il grande polverone non sappiamo quasi niente di quanto è successo. Ma vorrei fermare l’attenzione non tanto sui provvedimenti disciplinari e sulla solidarietà che l’insegnante ha ricevuto, quanto sui contenuti del lavoro didattico che ne è alla base. Anche di esso i particolari scarseggiano. Si sa solo dell’equazione Mussolini/Salvini. Paragone rozzo, certo, privo dei necessari distinguo. Ma che cosa si può pretendere da ragazzi così poco esperti in materia, quando anche chi fa di mestiere lo storico non di rado cade nel tranello di leggere il presente attraverso analogie con il passato? Non è questo il modo di far tesoro di quanto è accaduto. Non è così che le cose avvenute diventano monito per l’oggi.
Purtroppo quei ragazzi, lodevoli per aver realizzato qualcosa di originale, subiscono l’influsso di un modo di fare cultura che è troppo spesso manicheo e di conseguenza approssimativo. Tutto il bene è da una parte, tutto il male dall’altra. Siamo proprio convinti che la complessità dei fatti umani stia dentro uno schema così rigido?
Prendiamo l’esempio dell’architettura del Ventennio. Un tempo biasimata come celebrativa del regime, oggi viene rivalutata, sotto il nome di architettura razionalista e ne viene riconosciuta la bellezza, la solidità, la purezza delle forme. Per fortuna si distingue ora ciò che è frutto di un’epoca e l’idea del bello che supera ogni potere politico. Quante case popolari, scuole, ospedali costruiti in quegli anni hanno resistito al passare del tempo e, con opportuni interventi, sono ancora funzionali? Non tutto di quegli anni tristi è da buttare via; meglio sarebbe guardare le scuole costruite nei successivi anni Settanta, con le pareti di cartongesso e le scale così strette da non consentire alle scolaresche di usarle in sicurezza.
Ma, anche considerando la sola storia politica, come si fa a fare di ogni erba un fascio, ignorando per esempio la riforma Gentile, il Concordato con la Chiesa, la tutela del lavoro operata dalle Corporazioni, le bonifiche? Invece no, tutto è schiacciato da una damnatio memoriae che giustamente incrimina le leggi razziali, la limitazione delle libertà e l’intervento nella seconda guerra mondiale. Ciò non giova per nulla all’Italia.
La professoressa siciliana potrà riprendere a insegnare, per fortuna. Ma resterà per molti anni ancora, almeno fino a quando la storiografia si sarà liberata dall’ingiusta ideologia che ne ha minato l’onestà intellettuale, il peso di una verità detta a metà che continua a privare gli studenti di informazione e di esercizio del senso critico. Esattamente come da quarant’anni almeno fino a oggi.