Un professore dell’università di Chieti è stato sospeso dopo aver proferito una bestemmia in aula. La notizia è riportata dal quotidiano Il Centro, tramite il suo sito online, e riporta la nuova circa la conferma del consiglio di amministrazione dell’ateneo d’Annunzio di Chieti-Pescara in merito ai cinque mesi di sospensione, senza stipendio, per il docente universitario di cui sono state rilasciate solo le iniziali, leggasi M.P. La ratificata è giunta nella mattina di ieri in merito alla sospensione del docente romano 59enne di Tecnica delle costruzioni, dell’assegno alimentare.



All’insegnante viene contestato un fatto che risale al periodo del lockdown per covid, quando il rettore dell’università era Sergio Caputi. Il docente, secondo l’accusa, avrebbe proferito una bestemmia in aula, e ciò avrebbe portato appunto alla punizione. Il professore si è “giustificato” di fonte al collegio di disciplina dell’ateneo per le difficoltà legate alla DAD, la didattica a distanza che l’università è stata costretta ad attuare per non interrompere l’insegnamento, una modalità che pare abbia infastidito e non poco il docente, influendo quindi negativamente non soltanto sul rendimento dei ragazzi.



PROF UNIVERSITÀ CHIETI SOSPESO DOPO BESTEMMIA: LE DIFFICOLTÀ DURANTE LA DAD

Le escandescenze del professore sono state giudicate dal collegio di disciplina come lesive dell’immagine dello stesso istituto, oltre che del decoro e della dignità degli altri docenti. Le segnalazioni al nuovo rettore Liborio Stuppia sono state due, e alla fine il dirigente scolastico non ha potuto fare altro che applicare il codice deontologico interno.

Tra l’altro il tutto è stato realizzato tramite le app e i programmi utilizzati per svolgere le lezioni online, di conseguenza il professore non ha potuto contestarle, non ponendo alcun dubbio sulla paternità. Il docente non ha quindi smentito di aver proferito un’espressione blasfema, giustificandosi però con le difficoltà del periodo della DAD. Il professore può comunque fare ricorso al giudice del lavoro e chiedere una riduzione della pena, tenendo conto che cinque mesi senza stipendio sono un periodo comunque non irrilevante.