Enrico Morabito, professore presso la scuola media Antonio De’ Curtis di Casavatore in provincia di Napoli, ha denunciato attraverso un video sui social network di essere stato aggredito dopo scuola da alcuni giovani. Secondo il professore, i mandanti dell’attacco sarebbero i genitori. Proprio la mattina, infatti, l’insegnante avrebbe richiamato in classe alcuni alunni che stavano mantenendo un comportamento inappropriato, mettendo loro una nota.
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il professore ha spiegato la motivazione per la quale è convinto che l’aggressione sia dovuta proprio ai rimproveri ai danni degli alunni della mattina. L’attacco all’insegnante è avvenuto sotto casa sua: “La prova è che quando sono uscito dal portone, uno di quei cinque, quello che poi si è rivelato anche il più accanito, mi ha chiesto “sei tu Enrico?”, e alla mia conferma ha aggiunto: “Allora sei tu il professore della De Curtis”. Poi mi sono saltati addosso. Alla fine ero una maschera di sangue. Sono dovuto andare al Pronto Soccorso e ora eccomi qui, tutto incerottato”. Chi lo ha aggredito, gli ha intimato di non parlare: “Mi hanno detto di non tornare più a scuola e di non denunciare. Ma io ho denunciato. Per quello che ho subìto e per tutelare i ragazzi. Se hanno genitori che li educano così che speranze possono mai avere?”.
Enrico Morabito, professore spiega: “La mattina ho messo una nota perché…”
Il professor Enrico Morabito ha raccontato cosa ha portato, la mattina, alla necessità di mettere una nota agli alunni: “I ragazzi erano scatenati. Entravano e uscivano dalla classe senza permesso, facevano capannelli parlando come se io non ci fossi. Addirittura alcuni si sono seduti sul davanzale. Li ho richiamati più volte e li ho anche avvertiti che se avessero continuato avrei fatto rapporto a tutta la classe, spiegando la gravità di una nota disciplinare. Alla fine non ho avuto alternative”. L’aggressione, secondo l’insegnante, sarebbe dovuta ad una richiesta dei genitori. Sarebbero stati proprio loro i mandanti del raid: “Forse non direttamente, magari incaricando qualcuno di picchiarmi. Stranamente la mattina alcuni dei ragazzi mi hanno detto “noi lo sappiamo dove sta la sua casa”. Non so cosa pensare”.