Nell’enorme massa di persone, quasi tutte donne, anziani e bambini, che fuggono dall’Ucraina devastata dalla guerra, ci sono anche tanti minori senza genitori. Si calcola che solo in Italia siano arrivati fino a oggi circa 30mila ragazzi. Secondo le stime dell’Unicef, sarebbero due milioni in tutto i bambini fuggiti dall’Ucraina, spesso affidati dai genitori a un amico, a una conoscente, o perfino a sconosciuti, pur di farli fuggire lontani dai missili e dalle bombe. Un dramma per questi bambini senza genitori, perché possono rimanere vittime di situazioni pericolose.
Sono tante le famiglie italiane che si sono offerte o già stanno ospitando questi adolescenti, ma il Conadi, il Consiglio nazionale dei diritti infanzia e adolescenza, ha chiarito che si tratta di accoglienza temporanea, non di adozioni e nemmeno di affido internazionale. Nessuna possibilità che questi bambini possano venire adottati in futuro. Ce lo dice anche Simona Carobene, direttrice di “FDP-Protagoniști în educație”, associazione benefica con sede a Bucarest che offre servizi di integrazione sociale, educativa e professionale per bambini, giovani e adulti a rischio di emarginazione: “È solo un affidamento temporaneo. Questi bambini, così come le mamme, devono tornare alle loro case appena sarà possibile. Noi offriamo solo un sostegno psicologico ed educativo. Fortunatamente dopo il caos iniziale adesso ci sono disposizioni in materia molto chiare”. Nonostante questo, ci ha detto ancora, “succede purtroppo che si facciano avanti presunte associazioni che si offrono di accogliere i minori senza che si sappia nulla di concreto sul loro conto”.
Un dramma nel dramma. Tra le decine di migliaia di minori che lasciano il loro paese succede che ci siano anche minori senza i genitori? A voi è capitato?
Sì, abbiamo accolto cinque fratellini arrivati qui in Romania senza la madre, rimasta in Ucraina, perché ha altri tre figli troppo piccoli per affrontare il viaggio. Questi che abbiamo accolto hanno tra i 7 e i 15 anni, e la più grande fa un po’ da capofamiglia. Sono ospiti in una casa dei servizi sociali, noi ci occupiamo del sostegno psicologico ed educativo.
Sono coscienti del perché sono dovuti andare via di casa?
La ragazza più grande ha tutto chiaro. È serena, ha sempre un grande sorriso, tende a essere sempre positiva. Sono molto uniti fra loro, apparentemente non sono troppo sofferenti. Vanno a scuola, fanno attività, non sono traumatizzati come altri che arrivano senza nemmeno riuscire a parlare.
Come ci si comporta con minori fuggiti senza genitori?
Ogni situazione è diversa, generalizzare è sempre difficile. Fortunatamente non abbiamo incontrato tanti bambini da soli, ricordiamo che c’è anche il fenomeno delle nonne sole che arrivano fino a qui perché la figlia ha deciso di restare con il marito in Ucraina. La norma è che i servizi sociali ci chiedono sostegno, vengono registrati e accolti in strutture pubbliche.
Per cui non vengono affidati a famiglie?
Se non sono loro conoscenti personali, no.
In Italia è stato detto molto chiaramente alle famiglie che si offrono che non si tratta di adozioni e di affido; anche da voi?
Certamente. Questi bambini sono qui per stare lontani dalla guerra, non certo per sottrarli alle loro famiglie, è una misura assolutamente temporanea.
E poi bisogna sapere chi sono queste famiglie che si offrono, non si possono certo mandare dei bambini nella prima famiglia che si dice disponibile.
Direi neanche una mamma con i bambini. Ci sono capitati casi di associazioni fai-da-te che ci chiamano dall’Italia e che non si capisce bene chi siano in realtà. Ci chiamano direttamente o contattano l’ambasciata e dall’ambasciata ci chiedono: avete profughi da mandare in Italia? Rispondiamo di no, perché non sono dei pacchi da spedire senza conoscere il destinatario, sono persone ed essendo dei minori sono ancora più fragili. Quel modo di agire non è d’aiuto e può anche essere pericoloso. Anche nel caso di loro contatti personali in Italia, chiediamo al consolato una lettera con delle informazioni, dei chiarimenti su chi siano le persone.
La situazione ai punti di frontiera è sempre caotica?
Da qualche giorno assistiamo a un calo di profughi, ne arrivano di meno. Continuano ad arrivare alla frontiera, ma si fermano in Ucraina, si addensano al confine. Restano lì in attesa di capire che piega prenderanno gli avvenimenti. Nelle ultime ore si è parlato di fine dei combattimenti a Kyiv e al nord. Noi continuiamo a dare aiuti e adesso li mandiamo oltre frontiera. Potrebbe succedere che nei prossimi giorni ci sia un nuovo afflusso, dipende da cosa accadrà, purtroppo ogni giorno la situazione cambia.
(Paolo Vites)
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