Ai confini (?) dell’Europa tuonano i cannoni e non solo. L’Europa, quella che una volta si sarebbe chiamata occidentale, riflette su come adoperarsi per dare una speranza alla pace, ma anche su come impatta, inevitabilmente, il conflitto sul quadro socioeconomico delle sue comunità.

In questo quadro si muovono, ad esempio, alcune prime riflessioni di Eurofound, la fondazione che indaga a livello comunitario sul miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei suoi cittadini, pubblicate nei giorni scorsi. Non può, in questa prospettiva, mancare, ad esempio, un’analisi delle ricadute della crisi russo-ucraina sui mercati del lavoro europei.



Non scarseggiano, fortunatamente, le “best practices” su cui riflettere e sulle quali immaginare buone politiche per il futuro con particolare riferimento, tra le altre cose, all’accoglienza dei rifugiati nelle nostre comunità e, quindi, anche nelle nostre imprese. 

Civinity, ad esempio, una società di ingegneria che attualmente impiega 1.500 persone in Lituania, ha annunciato a febbraio che avrebbe assunto 100 rifugiati ucraini nella sua campagna di reclutamento. L’azienda offrirà, inoltre, alloggi per i rifugiati e le loro famiglie. Le posizioni offerte includono idraulici, elettricisti, operai edili in generale, installatori, addetti ai servizi di pulizia e specialisti IT.



Nella stessa logica Cili Pizza, una delle più grandi catene di pizzerie dei Paesi baltici, sta creando ben 100 nuovi posti di lavoro per gli ucraini in diverse regioni lituane. L’azienda si è anche impegnata a fornire quotidianamente cibo gratuito ai rifugiati. Un investimento sicuramente importante se si pensa che, attualmente, Cili Pizza impiega 473 persone in Lituania.

Parimenti Lidl, il discount tedesco ma ben noto anche nel nostro Paese, che ha una forza lavoro di 2.576 lavoratori in Lituania, ha annunciato a marzo la creazione di 150 nuovi posti di lavoro per i rifugiati ucraini in diverse regioni della Lituania. L’azienda regalerà, addirittura, anche carte regalo Lidl ai nuovi dipendenti.



In Polonia, la stessa Lidl offre altri 1.500 nuovi posti di lavoro ai rifugiati in tutto il Paese. Cerca addetti ai negozi, magazzinieri e impiegati nella sede dell’azienda. Gli annunci di lavoro, proprio per venire incontro alle persone, saranno pubblicati sia in polacco che in ucraino. Ai dipendenti ucraini verrà inoltre offerta l’opportunità di frequentare, opportunamente, corsi di lingua polacca.

C’è da auspicare che belle storie come queste si possano sentire provenire anche dal nostro Paese che è, storicamente, secondo a nessuno per la capacità di accogliere e integrare. Un modello d’integrazione, però, che dovrebbe saper guardare, ad esempio, a chi scappa dalla guerra non solo con uno sguardo caritatevole, ma anche come risorse preziose per migliorare la competitività del nostro sistema Paese a cui queste persone hanno da portare in dote non solo, inevitabilmente, dolori e lutti, ma anche competenze e capacità.

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