IL LIBRO SULL’ORRORE DELLA GUERRA IN UCRAINA: LA COLLABORAZIONE CON IL PROGETTO ARCA
È stato presentato oggi a Milano, al Teatro Lirico “Giorgio Gaber”, il nuovo libro del giornalista Filippo Poletti “Ucraina: grammatica dell’inferno”, la storia e le testimonianze tra alcuni dei 145mila profughi di guerra giunti in Italia e sostenuti dalle realtà benefiche.
«Chiudo gli occhi e penso alla mia famiglia, ai miei figli prima di tutto e, poi, ai miei genitori. Il 24 febbraio 2022 è stato l’inizio della fine», spiega Caterina, una delle tantissime profughe ucraine scappate dalla guerra in questo anno trascorso e ospitate nei centri di accoglienza della Fondazione Progetto Arca a Milano. Con lei anche Aliona, raccontata in questo nuovo libro: «Ogni volta che “inciampo” in un telegiornale è come tornare al 24 febbraio 2022, quando la casa iniziò a tremare e una bomba cadde a poche vie da noi. Quel giorno è iniziato l’inferno».
La maggior parte dei profughi in fuga dalla guerra verso l’Italia sono donne, spesso con i propri giovanissimi figli appresso: il libro di Poletti – che ospita le due prefazioni del presidente di Fondazione Progetto Arca, Alberto Sinigallia, e del presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali – racconta a fondo la fatica di quanto accaduto e il fortissimo desiderio di ricominciare, grazie anche all’accoglienza sperimentata nell’hub di via Sammartini a Milano da tantissimi volontari e semplici cittadini disponibili a dare una semplice mano. “Ucraina: grammatica dell’inferno” nelle sue pagine presenta le conseguenze che la guerra ha avuto sulla vita delle persone: più di 10 milioni, pari al numero degli abitanti della Lombardia, sono fuggite di casa, di cui 4,8 milioni registrate per la protezione temporanea in Europa e 5,4 milioni sfollate. Oltre 17 milioni hanno avuto bisogno di assistenza.
In Italia sono stati accolti finora 145.829 profughi, l’84 per cento donne e bambini: tra di loro Halyna, «Ho 36 anni: la notizia dell’attacco all’ospedale di Mariupol del 9 marzo 2022 mi ha spinto a lasciare il mio Paese. Ho pensato che se non c’era pietà per i bambini, che sono il futuro, non ci sarebbe stata neanche per me. Ho preso l’essenziale, chiuso la porta e sono scappata in Italia».
FILIPPO POLETTI, “LE TESTIMONIANZE DELL’INFERNO DALL’UCRAINA ALL’ITALIA”
Come ha raccontato lo stesso autore Filippo Poletti nella presentazione curata oggi a Milano – assieme ai rappresentanti del consolato generale d’Ucraina a Milano, Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca, Enrica Baccini di Fondazione Fiera Milano, Caterina Calvino Prina, direttrice dell’Accademia ucraina di balletto di Milano – nel libro vi sono narrate ben 51 storie di disperazione: «In Ucraina lavoravano – spiega Poletti –. C’è chi faceva l’imprenditrice, chi l’ingegnere, chi la farmacista, chi la biologa, chi l’insegnante di danza, chi la traduttrice, chi la cassiera o la commessa, chi l’addetta alla reception. Il 24 febbraio 2022 hanno perso tutto». Il dramma e l’inferno di chi scappa ma anche lo stupore nel sentirsi accolti e amati qui in Italia: «Grazie: questo è il primo pensiero che mi viene in mente. Grazie all’Italia e all’Europa che dicono di no, in tutti i modi, a questa guerra», sottolinea Giulia, un’altra dei tantissimi profughi aiutati ogni giorni da Progetto Arca e da altre realtà benefiche.
La stessa Aliona ha voluto raccontare da vicino il senso di solidarietà del popolo italiano: «ho sperimentato e vissuto questa parola sulla mia pelle (solidarietà, ndr). Sono scappata passando da Leopoli e poi, tramite la Polonia, sono arrivata in Italia. Ho sperimentato la corsa alla solidarietà che, quando non hai più nulla, ti porta a sperare in una nuova umanità: un’umanità di vita e non di morte, di pace e non di guerra». Da Natalia addirittura la proposta “rivoluzionaria” ispirata, se così si può dire, al Vangelo: «Se il mondo fosse in mano ai bambini, la guerra non esisterebbe. Sono un insegnante di una scuola materna che si trova vicino a Mariupol. Lavoro con i bambini da 18 anni: loro sanno che la guerra è brutta e che basta incrociare le mani e gli sguardi per fare la pace. Il mondo deve essere dei bambini». Chiudendo la presentazione del libro, l’autore Filippo Poletti lancia un appello alla comunità internazionale in vista di una pace che al momento, purtroppo, resta ancora «un miraggio. Occorre fare di più a livello internazionale, rinforzando il diritto internazionale, consolidando la sicurezza euro-atlantica e orientando la volontà di Paesi come la Cina e l’India a promuovere la fine del conflitto. Allo stesso tempo, dobbiamo continuare a prenderci cura dei profughi ucraini. Le donne, i bambini e gli uomini ucraini sono con noi, tutti i giorni, dal supermercato ai mezzi pubblici, nelle piazze come nelle vie: fanno parte della nostra comunità. Infine, bisogna continuare a tenere desta l’attenzione sulla guerra: tutti devono conoscere questo orrore, ascoltando le testimonianze di chi vive sulla propria pelle le terribili conseguenze della guerra».