I pronto soccorso di tutta Italia sono pieni di pazienti con virus respiratori, soprattutto bambini. Il Covid-19 sembra essere in questo momento il problema minore, con l’influenza e le altre sindromi parainfluenzali che hanno messo ko diverse famiglie durante le feste. È per questo motivo che, come riportato dal Corriere della Sera, in molte strutture i malati sono costretti a rimanere nei corridoi, in attesa del ricovero in reparto.
A parlarne è stato anche il dottor Marcello Covino, responsabile dell’Unità operativa Pronto soccorso e destinazione ricovero del Policlinico universitario Gemelli di Roma. “Nel nostro ospedale di norma le polmoniti rappresentano il 10% dei ricoveri tra i pazienti che arrivano al Pronto soccorso; in questo momento registriamo un’incidenza delle polmoniti nei pazienti in attesa di ricovero che supera il 45%. E non possiamo dimettere pazienti con insufficienza respiratoria, che sono soprattutto anziani o comunque fragili a causa di altre patologie. Il numero di persone che hanno bisogno di essere ricoverate è superiore alla media stagionale”, ha raccontato.
Pronto soccorso, è emergenza virus respiratori: tra pazienti tanti bambini, è allarme
Anche i medici di famiglia sono in difficoltà a causa dei virus respiratori, tanto che spesso sono costretti a consigliare ai propri pazienti di recarsi al pronto soccorso. “Se in media a livello nazionale, le chiamate ricevute dai medici di famiglia, in giorni ordinari, sono circa due milioni, in questi giorni sono raddoppiate, arrivando anche a quattro milioni”, ha svelato il dottor Alessandro Rossi, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg).
Non sempre però coi consigli telefonici si riesce a evitare il ricovero. “Non c’è solo l’aumento dei pazienti anziani e fragili in arrivo nei Pronto soccorso e che devono essere ricoverati in reparto, ma anche (ovviamente in misura minore) di persone più giovani, con polmoniti non dovute al Covid o all’influenza. L’altro ieri nel mio ospedale (Maria Vittoria di Torino, ndr) abbiamo intubato una donna di 40 anni, negativa al Covid e all’influenza, e abbiamo ancora in osservazione una ragazza di 25 anni”, questa la testimonianza di Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu).