Vladislav Maistrouk, giornalista ucraino, è stato cacciato dalla diretta della trasmissione di La 7 “L’Aria Che Tira”, condotta da Myrta Merlino e andata in onda nella mattinata di venerdì 29 aprile 2022. La tensione è nata quando il reporter ha dichiarato: “Andate a dire a Putin che bisogna trattare e bisogna smettere di sparare. Francesco Borgonovo è un propagandista non si sa da chi finanziato, servirebbe una bella indagine da parte della finanza! Io con i propagandisti schifosi non ci voglio stare in diretta, è una questione di igiene mentale”.
L’offensiva di Maistrouk era dunque indirizzata al vicedirettore del quotidiano “La Verità”, finito nel suo mirino, anche se nel dibattito si è inserita Maria Giovanna Maglie, peraltro anch’essa chiamata in causa dallo stesso Maistrouk: “Ci sono persone, giornalisti e non, che hanno la capacità di rendere antipatiche le loro cause anche se sono nobili e tu, Vlad, sei tra queste – ha asserito Maglie –. Sei arrogante! Che discorsi fai? Meglio che tu non ti esprima, ringrazia il cielo che sei lontano che due schiaffoni non te li levava nessuno”.
MAISTROUK CACCIATO DA MYRTA MERLINO: “NON SI STA COSÌ IN TELEVISIONE!”
Myrta Merlino non ha tollerato il clima litigioso che si respirava in studio in quei concitati istanti e ha provato in un primo momento a redarguire verbalmente Vladislav Maistrouk, che, tuttavia, non è rimasto in silenzio neppure per un secondo e ha continuato a dire la sua senza soluzione di continuità. Myrta Merlino ha detto che “l’igiene mentale è quella che usa il regime russo per mettere il bavaglio alle persone” e che “questo non è il modo di stare in televisione”, ma Maistrouk ha sottolineato che quello di “L’Aria Che Tira” è, a suo avviso, “un pessimo servizio pubblico”.
Di fronte a tale esternazione, Myrta Merlino ha deciso di tirare giù la saracinesca: “Devo chiudere il collegamento, non è possibile. Detesto mandare via gli ospiti, ma dobbiamo riuscire a fare una conversazione e un dialogo civile. Non esistono patenti per chi può parlare e chi non può parlare, altrimenti succede come in Russia”.