Nei giorni in cui ci si divide sulla statua di Montanelli è proprio da Fucecchio, suo paese natale, che arriva una storia umanamente impressionante e decisiva. Lei si chiama Chiara e un brutto male incombe sulla sua giovane vita, lui invece si chiama Edoardo e ha deciso di combattere con Chiara quel male a qualunque costo. Così, nel presentimento del peggio che si avvicina, Edoardo mette in campo l’arma decisiva e – a sorpresa – chiede a Chiara di sposarlo.



Lei quasi non ci crede, piange, e con una felicità più grande di qualunque dolore accetta. Due giorni dopo Chiara muore e quel “sì” detto a Edoardo diventa il segno di un altro “sì” detto al Mistero della vita.

Sono in tanti che, in queste settimane di lento ritorno alla vita, ricominciano a sposarsi. Non sono pochi coloro che hanno vissuto il tempo del Covid come una iattura destinata a minare i propri progetti di felicità. Eppure la storia, le circostanze della storia, sono lì a testimoniarci che il matrimonio non può essere l’imporsi di una nostra volontà al corso della vita, quanto invece l’arrendersi a un Mistero che è venuto a bussare alla porta.



Sempre le giornate sono attraversate da queste due possibilità: il cercare di imporsi, usando tutte le energie che abbiamo per non perdere il controllo e dominare, o il consegnarsi impiegando la nostra forza nel cedere all’abbraccio di un Altro, non previsto e non programmato, al nostro stesso esistere. Il matrimonio è come il risuonare, l’eco, di quest’ultimo giudizio del cuore: “Vieni! Prendi Tu questa mia vita e falla Tua”. Nemmeno l’amore che proviamo è nostro, ma tutto è per una resa, per un’accoglienza vera e definitiva del dono della vita.

Quando siamo pronti per sposarci? Quando siamo pronti a rimanere vedovi, a dare tutto quello che abbiamo perché, anche tra le lacrime, il nostro destino si compia. Io, attraverso te, dico sì al Mistero. E se anche tu venissi meno non verrà mai meno il Mistero che attraverso di te mi ha conquistato. È questo il giudizio, lo sguardo divino con cui Edoardo dice di aver visto Chiara in quel momento. Uno sguardo consapevole che in quell’istante c’era tutto quello che bastava per poter vivere e amare. Anche per morire.