È stata varata la proroga della notifica delle cartelle esattoriali. Il Ministro Gualtieri nell’annunciarla l’ha definita un’ulteriore proroga e ha proseguito dicendo: «Stiamo lavorando a uno scaglionamento delle cartelle per diluire nel tempo il loro invio e ridurre la pressione sui contribuenti». Il Sottosegretario Castelli, invece, nel commentare il medesimo intervento ha dichiarato: «Bene rinvio, prossimo Governo potrà fare intervento organico», addebitando la precarietà dell’intervento alla crisi di Governo che di fatto ha impedito all’Esecutivo di proseguire nell’azione già intrapresa.
Al di là degli aspetti positivi della misura, non si può non rimarcare che la stessa appaia oltremodo tardiva ed evidenzi la mancanza di visione che ha accompagnato sin qui molte azioni del Governo. Della scadenza del 31 gennaio si sapeva da tempo per cui sostenere che non si poteva fare altrimenti e/o che si sta lavorando ad altri provvedimenti apre a interrogativi che si fa fatica a commentare. L’analisi è rinviata a quando si potranno leggere i provvedimenti adottati.
Qualche domanda, però, c’è la possiamo fare. È stato richiesto uno scostamento di bilancio e immaginiamo che sia stato fatto perché si dovevano affrontare dei temi aperti. L’unica cosa che si è stati capaci di mettere in campo è stata una proroga di 28 giorni che non consentirà al nuovo Governo alcunché se non varare un’ulteriore proroga che però stavolta giungerà a ridosso del 31 marzo. Solo allora, dunque, si affronterà il problema.
Siffatto modo di procedere è molto Recovery plan e poco Next Generation. Va detto però che il Ministro Gualtieri ha aggiunto che le novità in arrivo non riguardano solo i termini di notifica, perché si sta pensando «a una riduzione degli importi di alcuni atti delle Entrate per i soggetti che abbiano subito un calo del fatturato per effetto della pandemia». In pratica ha annunciato che gli avvisi bonari dovrebbero essere senza l’applicazione di sanzioni e interessi.
Sarebbe opportuno superare la logica della riduzione del fatturato che non ha nessun senso rispetto alla pandemia e ai suoi effetti sull’economia. Le misure restrittive sono ancora vigenti per cui gli effetti negativi sull’economia sono ancora possibili. Nulla impedisce effetti ritardati per cui riservare una riduzione solo a chi ha subito effetti negativi senza considerare che ancora non siamo fuori dal tunnel costringe a una riflessione: forse sarebbe equo pensare all’annullamento delle sanzioni e degli agi sulla riscossione accompagnata da una dilazione lunga perché sia sostenibile.
Nel dibattito è intervenuta anche l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, secondo cui sul tema di azioni volte a “svuotare il magazzino” servono nuove regole. Lo strumento della rottamazione, infatti, ha altre finalità e occorre considerare che molti crediti presenti nel magazzino della Riscossione sono riferiti a soggetti che non sono in grado di sostenere la riscossione (come ad esempio, soggetti falliti, defunti, nullatenenti). Si pensa a interventi che prevedano uno stralcio automatico che si attivi dopo un certo periodo di inefficacia della Riscossione.
L’Agenzia delle Entrate è ritornata sul tema della riforma fiscale. È stato riproposto che si dovrebbe partire dalla riforma della tassazione delle persone fisiche, prevedendo l’applicazione dell’Irpef, per imprese minori e professionisti, secondo un criterio di pura cassa, ossia tassando di fatto solo ciò che realmente resta nelle tasche del contribuente. Chi sostiene questa proposta ritiene che seguendo questo criterio non si applicherebbero più le ritenute sui compensi erogati ai lavoratori autonomi. Così procedendo queste categorie non sarebbero più tenute al versamento delle imposte in acconto e saldo, permettendo così di superare le difficoltà finanziarie con le quali ci si trova a fare i conti alle scadenze previste per il pagamento. Ma se questa è l’unica motivazione siamo sicuri che poi la soluzione proposta sia anche equa? In che modo così operando si valorizza l’incertezza, la precarietà e anche il maggior orario di lavoro che accompagnano il lavoro autonomo?
Il cantiere delle riforme, tutte, è un aspetto che investe il futuro del nostro Paese. Servono provvedimenti organici e non emozionali che consentano di segnare una svolta per il nostro Paese. Il tema è serio e va affrontato in sede parlamentare ascoltando tutti gli attori interessati.