Da più di un mese dalla Germania è stata lanciata una grande protesta da parte degli agricoltori, che ‘armati’ con i loro mezzi agricoli hanno preso d’assalto (pacificamente) le principali arterie nazionali, oltre alle città più importanti. Così, dopo alcune settimane la protesta si è piano piano allargata in tutta Europa, coinvolgendo, tra le altre, anche Italia, Francia, Belgio, Olanda, Polonia e Romania, ma non si può escludere che la portata della grande marcia dei trattori aumenterà ulteriormente.



A muovere la protesta degli agricoltori in tutta Europa c’è una comune, rappresentata dalle scelte del Green Deal europeo, mentre a livello nazionale vi sono anche diverse rivendicazioni interne. A livello generale, comunque, gli agricoltori ritengono che le politiche green finiranno per danneggiare il loro lavoro, imponendo costi eccessivamente elevati, oppure richiedendo tecniche agricole innovative e che presuppongono importanti investimenti economici. Così, in uno degli esempi più grandi degli ultimi decenni, gli agricoltori hanno avviato la loro protesta, prima timidamente in Germania, per poi espandersi progressivamente, dimostrando come, forse, qualcosa di sbagliato nel Green Deal ci sia.



Protesta degli agricoltori in Europa: cosa vogliono e cosa rivendicano

I primi agricoltori a scendere in campo con la protesta dei trattori sono stati, appunto, quelli tedeschi, che hanno avviato le loro rivendicazioni già nel mese di dicembre. In Germania, oltre che per le già elencate ragioni legate al green deal, gli operatori agricoli lamentano l’aumento alle tasse che hanno subito, oltre alla rimozione di importanti sussidi, come quello per l’acquisto del gasolio. Inoltre, per i tedeschi è illogico che il governo voglia finanziare pacchetti di aiuti all’Ucraina, mentre cerca di tagliare la spese per un settore importante per l’economia tedesca.



La protesta degli agricoltori in Francia, invece, è mossa quasi esclusivamente da rivendicazioni locali, come il mantenimento dei sussidi per il gasolio, alle quali si unisce sempre il grido comune contro il Green Deal. In Olanda, invece, si critica soprattutto la norma green europea che mira a ridurre le emissioni di azoto all’interno degli allevamenti intensivi, che costringerebbero oltre 3mila aziende a chiudere i battenti. In Polonia e Romania, invece, la protesta degli agricoltori muove soprattutto contro la rimozione dei dazi doganali a favore di Kiev che sarebbe mettendo in difficoltà i produttori locali, schiacciati dalla concorrenza economica.

Similmente, anche in Italia la protesta degli agricoltori nasconderebbe delle rivendicazioni interne, oltre alla generalizzata lamentela per i limiti e i vincoli del Green Deal. Infatti, il coordinatore dei Comitati riuniti agricoli, Danilo Calvani, voce dei manifestanti, ha criticato aspramente l’aumento delle tasse agricole, oltre che l’abolizione della detassazione Irpef tecnicamente in vigore per sette anni. “Il Parlamento tutto ci convochi”, ha chiesto Calvani, “si discuta tutti insieme delle nostre istanze. Non abbiamo più reddito, ci tassano anche i mezzi fermi dei nonni, macchine vecchie che non funzionano e non vengono utilizzate da anni”.