Mentre il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida prosegue a Bruxelles la sua appassionata battaglia contro lo sbarco della carne coltivata sulla linea della bistecchiera europea, gli agricoltori europei sono sul piede di guerra contro la Commissione. Dopo l’infuocata protesta dei colleghi olandesi che portò nel 2019 alla costituzione del BoerBurgerBeweging BBB, il partito per la difesa degli interessi degli agricoltori e abitanti delle zone rurali, lo scontento contagia Francia, Germania, Belgio, Romania, Italia e Polonia.



Importazioni sottocosto di prodotti dall’Ucraina, costo del carburante per i mezzi agricoli, sovrabbondanza di norme: il settore, stretto fra concorrenza internazionale e Green Deal, manifesta contro l'”Europa delle regole” che contrappone agricoltura e ambiente. Eppure, la Politica agricola comune (Pac) costituisce la prima posta del bilancio europeo e pesa per un terzo del bilancio comunitario 2011-2027. Ampiamente sussidiata come riporta un rapporto Ocse su 54 Paesi tra cui tutti gli Stati Ue. Tra il 2019 e 2021 i sussidi totalizzavano 817 miliardi di dollari con un incremento del 13% in più del triennio precedente. Ma per poter beneficiare degli aiuti europei – un budget di 9 miliardi di euro all’anno – gli agricoltori devono rispettare una serie di regole comunitarie. Tra queste in nome della transizione ecologica e del “green deal”, è stata votata la legge sul Ripristino della Natura in vigore dallo scorso luglio che riduce le aree destinate alle attività agricole, forestali e orticole per proteggere almeno il 20% della superficie terrestre e marina dell’Ue entro il 2030. In base a questa legge, quest’anno gli agricoltori devono ridurre la produzione agricola e aumentare la quantità di terreni incolti al 4%. Contestata dalle organizzazioni di settore in quanto la legislazione promossa dalla Commissione non si fonderebbe su solidi studi d’impatto globale e dispone ignorando contesto geopolitico, climatico ed economico.



Se nei vari Paesi le proteste si agganciano a specifiche disposizioni di legge nazionale (la fine delle sovvenzioni del gasolio in Germania, la legge olandese per l’abbattimento delle emissioni di metano dagli allevamenti di bestiame), a unire tutti gli agricoltori è la proroga della sospensione dei dazi tariffari sulle importazioni agroalimentari dall’Ucraina. Cerali, pollame, zucchero ucraini sono accusati di far precipitare le quotazioni dei prezzi sul mercato.

La settimana scorsa erano i 10 mila trattori a bloccare le strade di Berlino, da giorni ci sono barricate in Francia dove si contano persino due morti tra i manifestanti. Questa settimana sfilano anche gli agricoltori autonomi italiani. Questo avviene proprio a ridosso dell’incontro previsto per oggi (giovedì 24 gennaio) per un dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura promosso dalla presidente Ursula von der Leyen con le associazioni di categoria che accolgono l’iniziativa come benvenuta ma tardiva. La posta in gioco è esplosiva.                                                                                                                                                      — — — —



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