ONDATA DI VIOLENZE E PROTESTE IN UK CONTRO ISLAM, STRANIERI E POLIZIA: COSA STA SUCCEDENDO DOPO L’ATTACCO DI SOUTHPORT

La morte delle tre bambine a Southport, nei sobborghi di Liverpool, avvenuto lo scorso 29 luglio 2024 ha provocato una serie di proteste molto violente contro l’Islam in larga parte dello UK, con attacchi, saccheggi e scontri con le forze dell’ordine. Da Manchester a Liverpool, passando per Middlesborough e Lancaster, comprendendo pure Bristol, Stoke e molti altri centri dell’Inghilterra “working class” che ha visto l’attacco con coltello a Southport (e alcune notizie rilanciate non sempre correttamente sui social) come “casus belli” per protestare contro una situazione endemica da anni nel difficile convivere tra “ghetti” musulmani e il resto della popolazione britannica.



L’arresto del sospettato 17enne dopo l’attacco con coltello nel centro estivo di Southport – si chiamerebbe Axel Rudakubana, nato a Cardiff ma da genitori del Ruanda (proprio lo Stato protagonista del piano Tory di “deportazione” dei migranti illegali in arrivo in Gran Bretagna) – ha generato un’ondata di violenze purtroppo ancora non terminata del tutto: attacchi a moschee e centri di cultura islamici, minacce a stranieri, supermercati messi a ferro e fuoco, saccheggi e scontri con la polizia. Il campionario di follie viste in queste ore in UK è purtroppo vasto, arrivando fino all’Irlanda: 90 gli arresti fin qui compiuti dalla task force messa in atto dal Governo Starmer, ma non sembra bastare per il grado di rabbia sceso letteralmente nelle strade.



“COLPA DELL’ULTRADESTRA VIOLENTA”: L’ACCUSA DEL PREMIER STARMER E I DISAGIO SOCIALE IN UK PER LA SITUAZIONE DELL’IMMIGRAZIONE

«Basta violenza dall’ulttradestra: gli scontri sono stati chiaramente organizzati online e si tratta di un reato», denuncia il Premier laburista Keir Starmer nel tentativo di stroncare il rapporto molto saldo tra le rivendicazioni sui social networks e le effettive violenze poi messe in “campo” nelle varie città UK. Londra è blindata, i leader della comunità musulmana denunciano un clima di forte intolleranza anti-Islam e il Governo al momento non riesce a “raffreddare” gli animi violenti. «I rivoltosi pagheranno il prezzo della loro violenza e del loro comportamento criminale», denuncia la neo ministra dell’Interno Yvette Cooper, dopo che in alcuni hotel a Rotherdame – dove trovano rifugio migranti illegali – sono stati attaccati da “hoolingans” per le strade in protesta contro l’Islam britannico.



Alcuni manifestanti a Manchester hanno assaltato dei supermercati togliendo ogni prodotto dagli scaffali, con scontri successivi con la polizia giunti fin davanti al Manchester Art Gallery: la situazione ai limiti della guerriglia urbana ha portato il Consiglio Nazionale della Polizia ad inviare altri 4mila agenti per fronteggiare alle varie rivolte. Auto date a fuoco, minacce a cittadini stranieri e proteste contro la comunità islamica dopo i tanti episodi di violenze negli scorsi anni: lo scenario attuale è dettato da una rabbia sociale inquietante, sicuramente “alimentata” da campagna dell’ultradestra inglese contro il sistema di gestione dell’immigrazione, ma con nessi effettivi alla realtà UK che non si può continuare a “ignorare”. Veri e proprie comunità-ghetto, con anche sistemi di “leggi interne” legate più alla sharia che alla legge di Sua Maestà, il tutto condito da forti radicalizzazioni e mancate integrazioni con la comunità inglese: colpe e responsabilità sono svariate, non solo per le comunità più radicali con l’Islam, ma il tema è serio e non più rimandabile. Come del resto dimostra il grado di violenza – sempre inaccettabile e da condannare – visto per le strade UK in queste ore.