Anche i servizi segreti sono in allerta per le proteste in Francia. Gli estremisti islamici stanno cavalcando l’onda e la situazione viene monitorata con molta attenzione. Infatti, la Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi) e quella per la sicurezza esterna (Dgse) francesi stanno seguendo con estrema preoccupazione come si stanno evolvendo le proteste e le relative minacce alla sicurezza dello Stato che arrivano dai circoli dell’Islam radicale francese. Lo rivela La Verità, spiegando che si getta benzina sul fuoco e si cavalcano temi cari alla Fratellanza musulmana, come la vittimizzazione dei musulmani e l’islamofobia.



Dunque, gli apparati di sicurezza temono che la protesta contagi le oltre 751 “zone urbane sensibili”, dove vivono quasi 5 milioni di persone, di cui circa la metà è di origine immigrata, in particolare proveniente dal Nord Africa, stando ai dati dell’Osservatorio nazionale delle aree urbane sensibili (Onzus). Le proteste di questi giorni rischiano di travolgere città come Lille, Lione, Marsiglia, Parigi, Strasburgo o Roubaix, dove i musulmani sono la maggioranza. Tutto ciò mentre il vento della jihad continua a soffiare sulle banlieu, non a caso da qui sono partiti per il “Siraq” gran parte dei 1.500 foreign fighters francesi, circa la metà di tutti i jihadisti europei. In Francia ci sono poi circa 20mila persone ritenute potenzialmente pericolose per la loro radicalizzazione.



“ANCHE IN ITALIA ASCENSORE SOCIALE ROTTO…”

Mentre la Francia brucia, gli altri non se la passano meglio. A lanciare l’avvertimento è Francesco Saraceno, vicedirettore del dipartimento Ofce di Science Po, il centro di Ricerca ed Economia dell’università francese, oltre che docente di Macroeconomia europea alla Luiss-Sep. «Le nostre società sono tutte sedute su una polveriera», dichiara a Il Giornale, parlando di un disagio crescente e generalizzato che in Francia si vede bene perché c’è una chiara divisione territoriale tra aree benestanti e non. L’ascensore sociale non funziona in più, non solo in Francia. «Il problema dell’ascensore sociale rotto è generalizzato, dall’Italia al Regno Unito della Brexit fino agli Stati Uniti. Le classi medie per la prima volta da 4-5 generazioni vedono i figli che stanno peggio di come stavano loro. Questo provoca un rigetto del sistema».



Per ora le proteste prendono forma soprattutto in Francia, anche perché, come evidenziato da Saraceno, c’è ancora un senso del collettivo, anche quando si tratta di degenerazioni violente. Invece, «in Italia la protesta resta più individuale: non vado a votare, non pago le tasse». Questa crisi, che rischia di risucchiare Macron, avrà conseguenze anche per il nostro Paese. «Una Francia distratta o assente rischia di indebolire la posizione di Parigi e Roma, contrapposta a quella estremista di Berlino. Un’Europa forte ha bisogno di una Francia e di un’Italia unite».