Non sono buoni per nulla gli aggiornamenti che arrivano dalla Protezione Civile in merito ai numeri sul contagio da coronavirus in Italia: nella diretta della conferenza stampa dalla sede nazionale del Dipartimento, il Capo Angelo Borrelli ha letto i numeri numeri aggiornati al 12 marzo segnano un aumento importante in tutte le voci preoccupanti sul fronte Covid-19. Sono 213 nuovi guariti dimessi, 1258 totale dall’inizio dell’emergenza, ma sono soprattutto +188 morti rispetto al bollettino ufficiale di ieri che fanno schizzare il dato a 1016 su scala generale: rispetto all’11 marzo, nel pre-Dpcm più restrittivo, 2214 sono le persone in più a risultare positivi al coronavirus, attualmente il numero corre a 12839. Di questi, 5036 in isolamento a casa, 1153 in terapia intensiva, dato fermo al 10% dei positivi, mentre in ospedale ricoverati sono 6650: il numero generale aggiornato ad oggi che tiene conto di tutti quelli che hanno contratto il Covid-19 in Italia dall’inizio dell’emergenza parla di 15113 persone, purtroppo appunto 1016 tra questi sono morti. Tra i decessi, il 98% ha più di 58 anni mentre il 67% ha patologie pregresse. Sul fronte mascherine, il commissario Angelo Borrelli ha voluto dare un aggiornamento in più: «non c’è bisogno se si mantiene distanza di un metro in caso di attività lavorative o di rapporti che si intrattengono. Se non si può ridurre allora la mascherina serve, bisogna essere chiari».



BOLLETTINO LOMBARDIA: +1445 CONTAGI RISPETTO A IERI

In attesa del bollettino in diretta video dalla sede della Protezione Civile, gli aggiornamenti sul coronavirus arrivano come sempre in “anticipo” con la diretta dalla conferenza stampa in Regione Lombardia dell’assessore Gallera (qui sotto il video integrale): si plaude al decreto, anche se si aveva chiesto una stretta su attività produttive, negozi «non essenziali» e servizi pubblici, ma nel generale complesso il messaggio di «rimanere a casa» per Gallera è passato e bene all’interno del Dpcm 11 marzo 2020. A livello di numeri, purtroppo gli aggiornamenti dal bollettino lombardo – in anticipo su quello nazionale – non sono positivi anche se andranno valutare nel tempo medio di 14 giorni: 8725 positivi al Covid-19, crescita di 1445 rispetto a ieri, in linea con la crescita di ieri. I soggetti ricoverati sono 4247, crescita di 395 rispetto a ieri: la crescita «in linea e inferiore rispetto a ieri, elemento positivo» ma il problema è che questi stessi pazienti ovviamente non se ne vanno dopo pochi giorni ma restano ricoverati per diverso tempo. Il problema della capacità di resistenza «è fare in modo che vi siano dimissioni per mandare pazienti che stanno meglio altrove, se no non abbiamo capacità di accogliere altri pazienti». 1085 dimessi, decessi saluti a 744 decessi (+127 in più rispetto a ieri) con la provincia di Bergamo quella con maggiori contagiati: questi i dati dalla Lombardia, ora si attende solo la conferenza stampa della Protezione Civile nazionale.



L’ATTESA PER LA CONFERENZA STAMPA DELLE ORE 18

Dopo il terzo decreto legge Dpcm nel giro di 4 giorni, la situazione ora sembra essere “definita” almeno fino al prossimo 3 aprile: dopo l’ultimo bollettino della Protezione Civile sul coronavirus in Italia letto come sempre in diretta video con la conferenza stampa del Capo Angelo Borrelli, il Governo ha preso la fortissima decisione di chiudere praticamente tutti i negozi, di limitare i trasporti e di tenere aperte solo le aziende e le attività strettamente necessarie a garantire la filiera di assistenza e del settore agro-alimentare. Si attende però da oggi, 12 marzo 2020, nel nuovo bollettino un iniziale “risultato” non tanto della chiusura di questa notte ma delle disposizioni messe in atto il 9 marzo scorso con il Dpcm “iorestoacasa”: come ha ben spiegato il Premier Conte questa notte, consigliato dal Comitato Scientifico, bisogna imparare ad avere una visione di “insieme” che guardi al di là dei singoli dati giorno per giorno, ma che possa inquadrare l’emergenza coronavirus sul medio periodo per capire se effettivamente il contagio sarà contenuto e il nostro Paese potrà ricominciare a respirare e vivere con più normalità. I dati di ieri hanno impressionato, anche se va detto riflettevano alcuni casi (circa 600) in arrivo dal conteggio “avanzato” del giorno precedente: come ha spiegato Borrelli in conferenza stampa, nell’ambito del monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del Coronavirus sul territorio nazionale, al momento 10.590 persone risultano positive al virus. Ad oggi, in Italia sono stati 12.462 i casi totali. 1045 sono le persone guarite, 827 in decessi anche se come sempre bisognerà attendere la conferma dell’Iss per capire se tali persone siano morte “con” coronavirus o effettivamente per i peggioramenti dettati dal Covid-19.



BOLLETTINO PROTEZIONE CIVILE: L’APPELLO DI WALTER RICCIARDI

Nel dettaglio dei contagi inserito nel bollettino Protezione Civile del 10 marzo, a livello regionale resta la Lombardia quella con il maggior numero di contagi e decessi in tutta Italia: come affermato nella conferenza stampa di ieri, i casi attualmente positivi sono 5.763 in Lombardia, 1588 in Emilia-Romagna, 940 in Veneto, 480 in Piemonte, 461 nelle Marche, 314 in Toscana, 181 in Liguria, 149 in Campania, 125 nel Lazio, 110 in Friuli Venezia Giulia, 71 in Puglia, 74 nella Provincia autonoma di Trento, 75 nella Provincia autonoma di Bolzano, 81 in Sicilia, 44 in Umbria, 37 in Abruzzo, 37 in Sardegna, 19 in Valle d’Aosta, 17 in Calabria, 16 in Molise e 8 in Basilicata. In attesa dei nuovi dati che come sempre verranno stilati alle ore 18 in diretta video streaming sul canale YouTube della Protezione Civile (oltre che sui principali notiziari allnews), stamane il consigliere del Governo membro dell’Oms Walter Ricciardi ha lanciato un messaggio che aiuta ad aggiungere un “filo” di futuro più roseo per l’intera cittadinanza italiana: «È bene che ci cominciamo a abituare a una guerra lunga, la Sars che era meno contagiosa finì verso maggio-giugno. Questa è molto più contagiosa della Sars e io ho l’impressione che, se ci va bene e lavoriamo tutti insieme, dovremo arrivare all’estate». La battaglia è lunghissima ma si può fronteggiare con l’unico strumento che abbiamo: stare a casa, lavoro e salute permettendo.