Non è tardata ad arrivare la replica di Angelo Borrelli, Capo della Protezione civile, al servizio realizzato da Piazzapulita sullo scandalo delle mascherine e a Repubblica per l’audio della telefonata a Mario Ferrazzano, uno dei funzionari del Dipartimento che lavora nell’ufficio acquisti. Lo ha fatto in conferenza stampa, prendendo le difese del dipendente. «Un nostro funzionario è stato buttato in pasta a taluni siti e organi di informazione da un noto quotidiano. Al di là della scorrettezza della modalità utilizzata, ci tengo a precisare che il lavoro svolto dai miei colleghi, come è dimostrato dall’audio, è stato preciso e pulito». Borrelli parla di «broker internazionali senza scrupoli che provavano a vendere di tutto e a raggirare chiunque venisse in contatto con loro». E quindi rivendica il fatto che il Dipartimento sia riuscito «ad evitare truffe allo Stato. Questo grazie al lavoro di squadra e al senso del dovere che hanno i miei colleghi del Dipartimento, di cui non posso che andare fiero». (agg. di Silvana Palazzo)



PROTEZIONE CIVILE, SCANDALO MASCHERINE A PIAZZAPULITA

Un imprenditore avrebbe potuto procurare 50 milioni di mascherine all’Italia a prezzo di costo, ma l’affare non è mai andato a buon fine. «Non le hanno volute», dice riferendosi a Protezione civile e Regione Lombardia. Lo scandalo è stato ricostruito da Piazzapulita, che ha intervistato Filippo Moroni. L’imprenditore il 14 marzo si è messo a lavoro per riunire 21 aziende cinesi per raccogliere 50 milioni di mascherine certificate CE alla metà della basa d’asta indetta da Consip. Quindi, informa Protezione civile, Confindustria, Asl e tre Regioni (Puglia, Lazio e Lombardia), ma viene ignorato. L’offerta viene impigliata nella rete della burocrazia italiana. «Ho spedito 120 mail. Ho ricevuto una sola risposta, automatica, dalla Regione Lombardia, poi niente. La Protezione civile mi ha detto invece che con le mascherine chirurgiche stavano a posto, avevano fatto ordini sufficienti. Poi mi hanno chiesto il certificato antimafia», ha raccontato Moroni nell’intervista rilasciata al programma di La7.



PROTEZIONE CIVILE, LA TRATTATIVA PER LE MASCHERINE

Due delle innumerevoli telefonate intercorse tra il 15 e il 20 marzo tra l’imprenditore Filippo Moroni e i funzionari e massimi dirigenti della Protezione civile e dell’organismo commissariale presieduto da Domenico Arcuri sono ora disponibili. In quei giorni, quelli della prima fase di chiusura del paese per l’emergenza coronavirus, eravamo ancora sotto choc per le restrizioni del governo e i bollettini che arrivavano, insieme alle lamentele degli operatori sanitari per la mancanza di dispositivi di protezione individuale (Dpi), e quindi di mascherine. In una telefonata, del 16 marzo, l’imprenditore è al telefono con Mario Ferrazzano, uno dei funzionari dell’ufficio acquisti, che esprime perplessità di natura economica sulle modalità di pagamento: i cinesi vogliono il pagamento cash anticipato prima di ogni spedizione, invece Ferrazzano preferirebbe un metodo più prudente. Moroni propone di mandare i soldi a Banca Intesa, ma il funzionario esclude questa possibilità. Poi riferisce di aver già rimediato molte mascherine a costi più ragionevoli. «Se non trovate il modo di pagare cash non comprerete una sola mascherina», ribatte Moroni. E infatti le prime mascherine sono cominciate ad arrivare la settimana scorsa.