«Un punto di equilibrio ragionevole, a tutela sia del mondo sportivo che della salute pubblica»: parla così il Ministro degli Affari Regionali Mariastella Gelmini, intervenuta al termine della Conferenza Stato-Regioni sul nuovo protocollo Covid per la Serie A.

Alla presenza anche del Ministro Speranza e della Sottosegretaria allo Sport Vezzali, ora il nuovo pacchetto di regole sul calcio verrà tramesso al Cts per la redazione finale: nell’ottica di limitare il potere di intervento delle Asl, il principale punto d’accordo tra le Regioni è quello di fissare il blocco ad una squadra solo se il numero dei positivi è superiore al 35% dei componenti del gruppo atleti (ovvero ci si ferma con 12 casi nel gruppo squadra, ma senza Primavera). Altro punto all’ordine del giorno è poi quello dell’isolamento per i positivi, con test continui per 5 giorni per i contatti ad altro rischio (obbligo di FFP2) indipendentemente dallo stato vaccinale. Si sottolinea infine la validità della ben nota circolare “quarantena soft”, che consentì la ripartenza della serie A dopo il primo lockdown del 2020 (permettendo cioè ai contatti stretti dei positivi di continuare ad allenarsi e di giocare le partite). «Desidero – ha aggiunto Gelmini- ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a questo confronto in modo costruttivo, nella consapevolezza, che è comune, dell’importanza che riveste, anche da un punto di vista economico, l’intero movimento sportivo italiano. E tutto ciò a conferma della volontà del governo di mantenere alta la guardia contro il virus, senza però bloccare i campionati al pari delle attività produttive». La Lega è pronta ad approvare il protocollo, non appena il Cts avrà dato il via libera definitivo: per il presidente della Fgic Gravina, soddisfatto dell’accordo, «Il calcio ha bisogno di dialogo, di regole chiare e di responsabilità e il nuovo protocollo nasce su queste basi. Auspico che anche il Cts riconoscerà l’impegno e gli sforzi quotidiani del nostro movimento per la tutela della salute». (agg. di Niccolò Magnani)



LA CONFERENZA STATO-REGIONI SUL CALCIO

Il protocollo Covid della Serie A potrebbe cambiare ancora, introducendo una novità di fondamentale importanza, cioè una percentuale di positivi nel gruppo squadra, raggiunta la quale far scattare automaticamente lo stop, stabilendo anche il momento in cui il dato andrebbe registrato in rapporto alla successiva partita in programma. Si risolverebbe così quello che è il punto più dolente della situazione, cioè la discrezionalità delle ASL nel fermare o meno i club e conseguentemente le partite.



Abbiamo visto situazioni di squadre fermate con un numero di positivi inferiore a quello di altre squadre che invece avevano magari un focolaio più ampio. La Lega Serie A vorrebbe evitare situazioni del genere e questa è la soluzione a cui sta pensando il Governo per arginare la discrezionalità. Sotto una certa percentuale di positivi si gioca, sopra ci si ferma, evitando in questo modo discussioni e polemiche. I tecnici del Ministero della Salute sono in costante contatto con il CTS e con i rappresentanti delle leghe e delle federazioni sportive (la regola ovviamente non varrebbe solo per il calcio) in vista della conferenza Stato-Regioni da cui dovrebbero uscire i protocolli dei vari sport e i parametri in base ai quali fermare o meno i club con rischio di focolaio Covid.



PROTOCOLLO COVID SERIE A: COSA POTREBBE CAMBIARE

Si tratta di stabilire quali possano essere le eccezioni rispetto alla normativa vigente da concedere al calcio e agli sport di interesse nazionale per stabilire in modo definitivo il protocollo Covid della Serie A e di tutti i vari campionati. C’è ad esempio il tema della possibilità di schierare i contatti stretti con terza dose o con seconda da meno di 120 giorni, quelli soggetti alla cosiddetta autotutela, senza mascherina (ricordiamo che di recente soprattutto nel volley abbiamo visto squadre scendere in campo con la mascherina), magari imponendo un tampone molecolare e non soltanto rapido. Criteri univoci che scongiurino i differenti indirizzi di ASL e anche dei Tar, che ad esempio sabato scorso avevano fatto uscire dalla quarantena alcune squadre di Serie A ma non tutte, nella speranza che al Tar non si debba proprio arrivare.

La Figc, qualora arrivasse l’eventuale introduzione della percentuale minima fissata per l’intervento delle ASL, potrebbe modificare il discusso obbligo previsto nell’attuale protocollo Covid di Serie A che impone di scendere in campo con un minimo 13 calciatori negativi, compresi infortunati e Primavera over 18 e avendo almeno un portiere, mentre restano pendenti i giudizi sulle gare rinviate e messe sub judice, oltre al reclamo presentato dall’Udinese rispetto alla regolarità della gara con l’Atalanta disputata il giorno immediatamente successivo alla fine della quarantena per i friulani. Una norma chiara e senza spazio alle interpretazione potrebbe essere l’unica speranza di non scivolare in una situazione ingestibile.